Contestualmente le Marche hanno anche emanato il bando per accedere ai benefici della prima annualità con scadenza fissata al 20 gennaio 2017.
Il bando mette a disposizione oltre 157mila euro per qualificare la produzione e la commercializzazione del miele che sarà prodotto nella campagna apistica 2016/2017.
Beneficiari dei contributi sono gli apicoltori singoli e gli organismi associativi. Un settore che nella Regione conta 1.591 apicoltori, di cui il 35% costituito da professionisti o semiprofessionisti che gestiscono 44.657 alveari.
"Numeri certificati - sottolinea l'assessore all'Agricoltura Anna Casini - perché le Marche sono tra le prime regioni italiane ad aver portato a regime l’anagrafe apistica nazionale".
Particolare rilevanza viene assegnata alla lotta contro la varroa, l'acaro che con la sua capacità di trasmettere virus è divenuto il parassita chiave del settore apistico, pregiudicando i risultati economici, la sopravvivenza degli alveari e anche la qualità dei prodotti che rischia di essere contaminata da antiparassitari non consentiti.
Casini chiarisce inoltre che il programma regionale recepisce l'orientamento comunitario per dare impulso alla crescita del settore apistico. Valorizzare il prodotto miele significa potenziare un settore agricolo sicuramente minore, ma dal grande valore ambientale, perché le api richiedono un contesto naturale sano per produrre, "sentinelle imprescindibili per misurare la qualità rurale del nostro territorio" come afferma l'assessore.
Nella campagna apistica 2013/2016, il ministero dell'Agricoltura ha assegnato alle Marche, complessivamente, 487mila euro per potenziare il settore. Tra le attività curate, d'intesa con i quattro consorzi apistici provinciali, si segnalano i corsi professionali, svolti insieme all'Assam, l'acquisto di arnie cosiddette antivarroa, il programma di ricerca sullo specifico ecotipo di Apis mellifera ligustica, diffuso in un ristretto areale interno.
Sulla base delle ultime rilevazioni effettuate a marzo 2016, gli apicoltori marchigiani realizzano nel complesso una produzione totale stimata di oltre mille tonnellate di miele all'anno. Due terzi del miele prodotto è di tipo millefiori, la parte restante è rappresentata dai mieli monoflorali, in particolare acacia, castagno, girasole, erba medica, sulla, tiglio, ailanto e coriandolo.
Il miele marchigiano si presenta di ottima qualità e con un bassissimo residuo di contaminanti chimici, ben al di sotto della soglia di legge. Si fregia del marchio di qualità Qm (Qualità garantita dalle Marche) che presuppone la tracciabilità del prodotto e il rispetto di un disciplinare di produzione.
L'apicoltura marchigiana viene esercitata su tutto il territorio e vanta antichissime tradizioni, non a caso un modello di arnia razionale prende il nome dalla Regione: l'arnia marchigiana, seppur tecnicamente superata, non è caduta in disuso.
"Molti giovani apicoltori vedono una prospettiva positiva di futuro ampliamento dell'attività apistica, per raggiungere una significativa integrazione di reddito, con il desiderio di diventare apicoltori professionisti", conclude l'assessore Casini.
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Fonte: Regione Marche