Si è chiusa con 38.000 visitatori in tre giorni l’88ª edizione della Fazi, Fiera agricola zootecnica italiana al Centro Fiera di Montichiari (Bs). Un weekend, quello alle spalle, all’insegna della ricerca di innovazioni per i campi e le stalle, con l’obiettivo di migliorare le performance aziendali e ridurre i costi di produzione. In vetrina, oltre 450 espositori e allevatori, con un’offerta trasversale che abbraccia la meccanica, la zootecnia, le energie rinnovabili, gli agrofarmaci e la convegnistica tecnica e dedicata alle specificità del territorio.

Siamo soddisfatti per le presenze e per un approccio del mondo agricolo più attento all’innovazione, alla sostenibilità e all’economia di scala come strategie efficaci per uscire da una fase congiunturale tutt’altro che esaltante – ha commentato il presidente del Centro Fiera di Montichiari, Germano Giancarli -. Montichiari si conferma un polo di eccellenza dal punto di vista espositivo, con l’obiettivo appunto di accompagnare nella ripresa l’agricoltura. Non possiamo nascondere che ci siano alcuni comparti in difficoltà, ma ricerca e voglia di innovare si sono dimostrate più forti, veri driver per uscire dalla crisi”.

La zootecnia rimane il cuore della manifestazione, che accanto alle mostre interprovinciali del Winter Show, vetrina di prestigio per la provincia più forte dal punto di vista della produzione lattiera e della valorizzazione dei prodotti caseari, in questa edizione ha conquistato i visitatori con le mostre equine, avicole e cunicole. Una conferma della tradizione dell’allevamento – grandi animali da reddito, ma anche di bassa corte – che distingue l’agricoltura italiana.

A calamitare l’attenzione in questi tre giorni di confronti e di interessante presenza fra gli stand – ha rilevato il direttore del Centro Fiera di Montichiari, Ezio Zorzi – è stata indubbiamente la crisi che sta attraversando il comparto lattiero caseario”.
Si avvicina d’altronde la scadenza del contratto trimestrale sul prezzo di conferimento e le dinamiche mondiali sembrano confermare una sovrapproduzione di materia prima che potrebbe incidere negativamente sulle tendenze future del latte alimentare.
Se ne è parlato alla Fazi – ha ricordato Zorzi – e si è avvertita sia la preoccupazione dei produttori che la volontà della politica regionale ad attivare strumenti idonei per valorizzare la destinazione del latte a formaggi Dop quale soluzione percorribile per assecondare un percorso di crescita”.

Latte: il sondaggio fra gli operatori
Le tensioni così esasperate nel settore lattiero caseario sono state confermate dagli esiti di un sondaggio che ha coinvolto un campione di quasi 200 addetti ai lavori, per lo più allevatori. La sfiducia degli allevatori è massima, al punto che il 71,2% delle risposte è favorevole all’intervento di un commissario per gestire la crisi. Più di 2 persone su 3.

Per quanto riguarda l’eventuale Fondo di solidarietà, strumento costituito per sostenere il comparto in crisi, il settore chiede che a contribuire siano si gli allevatori, ma anche gli altri soggetti della filiera. Così, se il 36,2%, più di uno su tre, pensa che il contributo al Fondo di solidarietà debba essere versato solo dai produttori, vi è un 6,1% che chiede l’intervento sia degli allevatori che dell’industria di trasformazione, mentre la maggioranza (57,7%) pensa che a rimpinguare le casse del Fondo di solidarietà debbano essere allevatori, trasformatori e grande distribuzione organizzata.

Fava: dal sondaggio governo bocciato
Gli allevatori e gli addetti ai lavori bocciano duramente il governo sul latte e non mi stupisce affatto. Non si era mai visto il latte spot made in Italy a 30 centesimi al litro e gli operatori sono visibilmente preoccupati, al punto che chiedono un commissario ad acta e invocano il rapporto diretto delle Regioni lattiere con l’Unione europea”. Così l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, commenta il sondaggio della Fiera agricola zootecnica italiana di Montichiari (Bs), che si è tenuta dal 19 al 21 febbraio.

Le tendenze sono abbastanza chiare
Lungi da me l’idea di cavalcare il malumore dei produttori, perché non è il momento di fare speculazioni o polemiche pretestuose – prosegue Fava – ma è evidente che, così come è stata gestita, la vicenda del latte non ha affatto disteso gli animi. Ci sono stalle che rischiano di chiudere dopo gli investimenti di generazioni, non è giusto e non deve finire così”.

Verso l’incontro di giovedì
Gli allevatori non possono subire un mercato penalizzante, impostato sulle tendenze dei listini europei e sull’immobilità del governo, che ancora ha il coraggio di procedere per spot – commenta l’assessore lombardo – ed è per questo che mi aspetto, giovedì prossimo nell’incontro al ministero con le Regioni, proposte concrete e azioni immediate per scongiurare il fallimento del settore, che condannerebbe a morte una parte significativa del made in Italy. La Lombardia porterà il proprio pensiero in Europa”.