“Etichettatura, tutela, sicurezza ed educazione alimentare”: è questo il titolo dell'indagine presentata da Granarolo nel corso di un convegno tenutosi a Expo, presso il Teatro della Terra, nel Parco della biodiversità.

La ricerca è stata condotta dall'Osservatorio permanente sulla Filiera italiana del latte “Mangiar sano, filiera italiana”, costituito da Adoc, Cittadinanzaattiva, Federconsumatori e Movimento Consumatori, insieme al Mipaaf e a Granarolo stessa. Alla presentazione era presente il ministro Maurizio Martina.

Analizzando le varie tematiche toccate dall'indagine, per quanto riguarda le etichette dei prodotti alimentari, il 95% del campione intervistato le ritiene importanti, ma solo il 18% di questo le legge integralmente. Fra le informazioni su cui ci si concentra maggiormente sono la data di scadenza (63%), gli ingredienti (50%), la loro provenienza (49%) e l'eventuale presenza di sostanze dannose alla salute (37%). Quasi la metà del campione (48%) ritiene le etichette poco chiare e troppo tecniche, scritte troppo in piccolo. Inoltre, il 96% ritiene importante avere una filiera agroalimentare controllata e il 95% conosce il significato di almeno una delle più comuni certificazioni europee indicate in materia di prodotti agroalimentari.

Sul tema delle etichette per i prodotti lattiero-caseari, 5 intervistati su 6 prestano attenzione alle informazioni contenute in etichetta, mentre il 45% del campione ritiene importante ai fini dell'acquisto il luogo di trasformazione e confezionamento. Il 52% dei consumatori, inoltre, dice di conoscere la differenza tra un latte standard e un latte di alta qualità e il 58% tra quello standard e uno biologico.

Per quanto riguarda il made in Italy, dall'indagine emerge che una delle maggiori esigenze dei consumatori per un'etichetta trasparente e sicura è che i prodotti alimentari presentino l'indicazione della loro provenienza.
Viene evidenziato poi il fatto che la metà degli intervistati non conosce il significato di “Prodotto in Italia”, e una percentuale non trascurabile, il 31%, ritiene erroneamente che la dicitura si riferisca all'origine italiana delle materie prime. Il 96% del campione ritiene però importante che un prodotto sia realizzato con materie prime italiane, mentre una percentuale rilevante, il 73% degli intervistati, dichiara di essere disposto a spendere di più per avere la certezza dell'origine e della provenienza italiana.

Infine, l'ultimo tema dell'indagine ha riguardato la legalità della filiera agroalimentare, con i principali fattori che esprimono il concetto di legalità della filiera alimentare, come l'indicazione dell'origine delle materie prime, lo standard di sicurezza alimentare, il luogo di trasformazione, e la presenza del marchio registrato.

I risultati dell'indagine mettono in luce il valore della qualità della materia prima e di come questa sia percepita importante dai consumatori italiani nella produzione di un prodotto alimentare – sottolinea Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo – Emerge sicuramente la necessità di importanti sforzi per informare i consumatori sulla filiera produttiva italiana, la conoscenza degli aspetti nutrizionali e della sicurezza alimentare attraverso un lavoro congiunto di tutti, in primis Istituzioni, mondo associativo e industria alimentare, come peraltro negli obiettivi dell'Osservatorio che abbiamo costituito. Sono partite iniziative volte alla promozione presso le istituzioni scolastiche di stili di vita attivi, percorsi mirati all'educazione ad un'alimentazione sana, corretta, sostenibile per l'ambiente ma ancora l'educazione alimentare non è materia curriculare”.

L'84% di intervistati è sfavorevole alla produzione di formaggi con latte in polvere e chiede tutele – continua Calzolari – l'unico modo che l'Italia ha di contrastare le norme europee in merito alla polvere è una iniziativa per una nuova generazione di etichette, semplici, trasparenti e veritiere. Crediamo che il made in Italy, realizzato con prodotti italiani sia un asset primario per il Paese da valorizzare ulteriormente, sia sul mercato domestico sia sui mercati internazionali. Valori quali la ricchezza e la qualità delle materie prime italiane vanno infatti salvaguardate e rese riconoscibili ai consumatori italiani di tutto il mondo”.