Si è ripetuta così, a distanza esatta di un anno, una situazione già riscontrata all’Anuga di Colonia, altro “tempio” dell’agroalimentare internazionale.
Immediata e dura la reazione del Consorzio del Parmigiano Reggiano, che già all’inizio di ottobre, aveva invitato alla vigilanza le autorità francesi.
“Paradossalmente – sottolinea il presidente del Consorzio di tutela, Giuseppe Alai – anche in queste grandi vetrine internazionali si registrano forme di contraffazione e usurpazione del nome del nostro prodotto, applicato nei modi più fantasiosi ad altri formaggi o a prodotti che possono contenere Parmigiano Reggiano, ma che in alcun modo possono fregiarsi del suo nome o di altre diciture evocative o, ancora, della denominazione “Parmesan”, anch’essa in uso esclusivo al nostro prodotto”.
Proprio la Corte di Giustizia delle Comunità Europee aveva a suo tempo sentenziato che il termine “Parmesan” non è affatto generico e costituisce una evocazione della denominazione “Parmigiano Reggiano”; conseguentemente, il suo uso per formaggi non conformi al disciplinare costituisce una violazione alla Dop italiana.
“Grazie all’immediato intervento dei nostri uffici legali in Italia e in Francia – spiega Alai – si è arrivati al ritiro del prodotto ingannevole presentato al Sial”.
“La tempestività del lavoro delle autorità di vigilanza francesi – prosegue il presidente del Consorzio – dimostra che i sistemi di vigilanza del Consorzio e i meccanismi di tutela che abbiamo ottenuto in questi anni in ambito Unione Europea funzionano: ora resta l’auspicio che il ripetersi di queste dure azioni repressive ponga fine ad una pratica che vede in campo anche aziende importanti del settore, che certo non possono né ignorare né fingere di non conoscere le norme cui debbono attenersi in materia di tutela delle denominazioni, finalizzate anche alla tutela dei consumatori”.
L’intervento del Consorzio del Parmigiano Reggiano è avvenuto sulla base di una legislazione dell’Unione Europea (maturata dopo anni di contenziosi) che prevede, tra l’altro, l’obbligo di tutela delle Dop “ex officio” in tutti gli Stati membri della Ue, assegnando così ai Paesi membri l’ineludibile compito di un diretto intervento di vigilanza e l’adozione di adeguate misure.
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