Gli interventi
Il presidente di Azove, Fabio Scomparin, ha aperto l’incontro spiegando che "il 40% della produzione nazionale viene dalla nostra Regione e per questo chiediamo di valorizzare il ruolo del settore della zootecnia bovina da carne in Italia, soprattutto considerando l’ampio margine che i Paesi membri hanno nelle misure di applicazione della nuova Pac e l’approssimarsi della scadenza per scegliere come destinare gli aiuti comunitari".
"Abbiamo iniziato a parlare della riforma 3 anni fa – ha aggiunto il direttore Giuseppe Borin - e nel frattempo in Veneto hanno chiuso 674 allevamenti, dei quali 153 con una dimensione che superava i 50 capi. Si sono ridotte del 10% le importazioni di bovini da ingrasso, è continuata la diminuzione delle macellazioni e dei consumi, cui si sono contrapposti gli aumenti di quasi il 2% dei costi di produzione. Appare evidente la necessità di un sostegno che richiede scelte strategiche nella distribuzione degli aiuti comunitari: salvaguardare gli allevatori che hanno poco terreno, riconoscere nel premio accoppiato una priorità agli allevatori che conferiscono il prodotto alle Organizzazioni produttori, considerare un aumento del premio a capo per non rischiare che il settore sia messo in ginocchio a causa di una perdita del 60% del premio storico. Già oggi siamo costretti a importare il 50% del nostro fabbisogno nazionale, a conferma della strategicità del settore".
Le premesse dell’incontro – e quindi le prime decisioni prese a livello comunitario in merito alla Pac – sono state illustrate da Francesco Tropea, esperto nazionale presso il Parlamento europeo, che ha presentato alcuni dati chiave: per il periodo 2014-2020 la redistribuzione dei pagamenti diretti per l’Italia è stata ridotta del 6,5% e dal 1° gennaio 2015 cambieranno gli schemi di sostegno. Gli Stati membri saranno obbligati al pagamento di base (basati sui titoli), a quello per il greening e quello per i giovani agricoltori. Opzionali – e quindi con ampi margini di manovra per gli Stati membri – gli schemi di sostegno per gli aiuti accoppiati alla produzione, il pagamento redistributivo sui primi 30 ettari e il pagamento per le zone svantaggiate.
Le richieste di Azove hanno trovato un riflesso anche negli interventi dei relatori presenti. In primis Felice Assenza, Mipaaf – Direzione generale Politiche internazionali e Unione Europea, che ha rilevato la necessità di difendere il reddito degli allevatori riducendo i costi e di aumentare il potere contrattuale attraverso le aggregazioni. Il tavolo tecnico istituito al ministero intravede per il settore zootecnico la possibilità di riservare un budget adeguato per l’attribuzione dei premi accoppiati.
Tra le questioni più spinose l’elevata burocraticità, presente sia a livello locale sia a livello comunitario: l’assessore regionale del Veneto all’Agricoltura Franco Manzato ha assicurato che il prossimo Piano di sviluppo rurale sarà molto agile, per consentire una riduzione degli oneri sui produttori. In sintesi un Psr snello con poche misure, burocrazia minima, che abbia come filo conduttore l’aggregazione, l’innovazione e i giovani. In tale ambito il settore zootecnico è considerato strategico e la scelta di investimento è d’obbligo.
Per quando riguarda il primo pilastro l’assessore ha precisato che è in atto un confronto con le altre Regioni per riservare adeguate risposte alla zootecnia, citando l’esempio di altri paesi quali la Francia. Importante nella nuova Riforma il piano assicurativo nazionale e l’attivazione dei fondi mutualistici.
Tra gli interventi più attesi quello di Paolo De Castro, presidente Commissione Agricoltura Parlamento europeo, più volte ringraziato per il lavoro di definizione degli aiuti che ha permesso di aumentare i fondi destinati all’Italia. "La Pac deve essere usata per sostenere le imprese e i produttori, pensando a più opportunità: un aiuto di base, un aumento dell’approvvigionamento nazionale per il foraggio del bestiame, il premio accoppiato. Sicuramente va evitata una distribuzione degli aiuti alla tedesca, che non considera le peculiarità del nostro Paese. Una delle principali criticità del futuro sarà legata ai costi per l’allevamento: per questo diventa prioritario pensare di destinare almeno il 2% dei fondi, quindi circa 70 milioni di eruo, a un “piano proteine” diviso tra produzione di soia ed erba medica per l’alimentazione bovina».
Le dieci richieste di Azove
Dopo ampio dibattito le conclusioni sono state tratte dal presidente di Azove, Fabio Scomparin, che ha ribadito la necessità di rafforzare l’aggregazione tra i produttori richiamando le priorità nelle scelte che competono al nostro Paese:
1. Riservare l'aiuto ad importi superiori a 400/500 euro per azienda;
2. Non effettuare il pagamento redistributivo;
3. Applicare la convergenza parziale cosiddetta all'irlandese;
4. Tutelare gli allevamenti con poca terra salvaguardando il valore dei titoli speciali;
5. Prevedere la non applicazione di tetti agli importi dei nuovi titoli;
6. Applicare il greening individualmente in percentuale degli aiuti di ogni singola azienda;
7. Derogare all'applicazione del capping per le cooperative zootecniche;
8. Riservare alla zootecnia bovina da carne un budget adeguato per l'attribuzione di premi accoppiati necessari per salvaguardare la linea vacca-vitello e l’ingrasso dei bovini da carne. A tale proposito, nello spirito manifestato dalla riforma, riprendendo quanto detto prima, chiediamo che i premi siano riconosciuti con priorità e in misura superiore agli allevatori che conferiscono i bovini a Organizzazioni di Produttori e Cooperative;
9. Prevedere forme per l'applicazione della gestione del rischio e per il sostegno al reddito che tengano conto delle peculiarità del comparto (la carne ha esigenze diverse dalla zootecnia da latte);
10. Prevedere la possibilità di attivare Piani Operativi anche per le Op del settore carne.
© AgroNotizie - riproduzione riservata