"Da troppi anni la suinicoltura deve fare i conti con una congiuntura economica sfavorevole." Con queste parole Andrea Cristini, presidente di Anas, l'associazione dei suinicoltori italiani, ha aperto l'annuale assemblea che si è svolta nei giorni scorsi a Roma. “Le migliori quotazioni del 2012 - ha poi continuato Cristini - sono state annullate prima dall'aumento dei costi di produzione e successivamente dal pessimo andamento del mercato nei primi mesi del 2013.” Ma non c'è solo il mercato a complicare la vita dei nostri allevamenti. La stretta creditizia che accompagna la crisi economica pesa anche sulle imprese zootecniche che si trovano ad affrontare situazioni ormai insostenibili. Tanto più se si tiene conto dei forti investimenti necessari per adeguare gli impianti alle nuove disposizioni comunitarie sul benessere animale. L'insieme di questi fattori negativi sta compromettendo la tenuta del settore tanto che Cristini non ha nascosto i suoi timori per il futuro della nostra suinicoltura. “Nel 2012 - ha ricordato il presidente di Anas - la consistenza del parco scrofe nazionale è calata del 12% circa rispetto al 2011". Secondo il presidente di Anas, "si tratta di un dato estremamente indicativo che lascia spazio ad una riflessione: il protrarsi di questa situazione potrebbe alterare alcuni asset fondamentali della nostra suinicoltura, come quello delle produzioni tutelate che necessitano di suini nati ed allevati in Italia e che rappresentano circa il 70% della produzione interna. il mantenimento della capacità di produrre suini con le caratteristiche qualitative necessarie per i prodotti Dop è un must irrinunciabile."
I risultati della selezione
Sul tema delle peculiarità degli allevamenti italiani e delle caratteristiche qualitative delle produzioni per il circuito Dop, il presidente degli allevatori ha voluto rimarcare il ruolo e l'impegno di Anas sul fronte del miglioramento genetico. Un lungo e attento lavoro di selezione ha infatti permesso la costituzione di razze italiane specializzate per la produzione del suino pesante di qualità. "La tenuta della suinicoltura italiana - ha ribadito a questo proposito Cristini - non può prescindere da una maggiore differenziazione produttiva e qualitativa di cui la genetica italiana Anas è un fattore determinante. il rafforzamento delle caratteristiche distintive delle nostre produzioni è una via obbligata per sottrarci alla logica del livellamento in basso di qualità e prezzo."
Gioco di squadra
Andamento di mercato, selezione genetica e nuove tecnologie non sono gli unici obiettivi ai quali guardare per dare una risposta alle difficoltà del settore, ma occorre spostare lo sguardo sull'intera filiera produttiva, in particolare sui segmenti a valle della produzione, trasformazione e commercializzazione in primo luogo. In questo percorso il ruolo degli allevamenti assume una posizione marginale anche in termini di distribuzione del valore. Tanto da ridursi a “mero fornitore di materia prima”, come denunciato dallo stesso Cristini. “La difesa della redditività dei nostri allevamenti - ha così concluso il presidente di Anas - richiede un nuovo e più attivo coinvolgimento degli imprenditori agricoli nei processi di valorizzazione dei prodotti derivati dalle carni suine italiane."