Il tema dell'antibiotico-resistenza non passa da una visione antagonistica fra la filiera tradizionale e quella biologica, fra farmaci tradizionali o cure omeopatiche agli animali produttori di alimenti.

“Il problema  è reale - dichiara Marco Colombo, vice presidente Anmvi per il settore degli animali da reddito - e va affrontato prima ancora che sul piano delle scelte terapeutiche, sulla riduzione dell’incidenza delle patologie".

"Lo sforzo della veterinaria italiana - prosegue - sta andando verso la limitazione dei fattori predisponenti, attraverso l’applicazione di misure di biosicurezza e di benessere animale. Infatti, se l’animale vive in condizioni igienico sanitarie e ambientali ottimali - dichiara Colombo - avremo maggiori possibilità di aumentare le sue capacità di difesa e di favorire la salute dell’allevamento. In questo modo, gli interventi terapeutici risultano prudenti e mirati. Perché questo accada ci vuole un veterinario aziendale investito di questo ruolo in tutti gli allevamenti, che applichi una inversione di mentalità in allevamento dove la prevenzione è strategicamente prioritaria rispetto alla cura”. 

"L’errore da non commettere - conclude l’Anmvi - è di privare il medico veterinario della titolarità della scelta terapeutica e di limitare i presidi terapeutici quando l’efficacia e la tempestività delle cure richiedono il ricorso prudente agli antibiotici".