Non è bastato il tavolo di crisi istituito presso il ministero dell’Agricoltura per raggiungere un accordo sul prezzo del latte ovino. E la crisi continua a mordere, con i costi di produzione che raggiungono per un litro di latte quota un euro, mentre il prezzo riconosciuto dagli industriali in Sardegna arriva fino a 54 centesimi/litro + iva (o 60 iva compresa) con un calo del 25 per cento, rispetto a due anni fa. Nessuna rottura delle trattative, precisano da Assolatte, che ribadisce la sua disponibilità ad accordi interprofessionali, ma che lamenta il difficile clima nel quale l’incontro si è svolto, accompagnato dalle proteste dei pastori. Al centro delle polemiche il caso della società Lactitalia, che esporta in Usa e in Europa e che produce in Romania formaggi di pecora venduti con marchi che richiamano il made in Italy. Un'azienda casearia dalla struttura societaria complessa e nella quale sono presenti imprenditori italiani e indirettamente anche il ministero dello Sviluppo economico.

 

La posizione degli allevatori...

Il nulla di fatto al tavolo convocato dal ministero per definire il prezzo del latte è stato giudicato da Coldirettistrumentale e oltraggioso nei confronti dei pastori che devono fare i conti con una situazione insostenibile”. Sulla stessa lunghezza d'onda la posizione espressa da Cia che lamenta l'assenza di interventi concreti mentre si allungano i tempi per la dichiarazione dello stato di crisi del settore. Per denunciare la gravità della situazione gli allevatori hanno annunciato una nuova protesta, questa volta a Cagliari il 13 ottobre.

 

...e quella delle industrie

Assolatte fa sapere di essere pronta a riprendere le trattative sul prezzo del latte, tanto che già si deciso per un nuovo incontro il 20 ottobre. Sul tavolo le industrie casearie caleranno la carta del pagamento differenziato in base alla qualità Una qualità, si sostiene da parte delle industrie, che oggi è considerata in molti casi insufficiente e che costringe a realizzare un prodotto con un contenuto di sale eccessivo e per questo meno apprezzato sui mercati Usa. Agli allevatori si chiede poi la destagionalizzazione della produzione (che oggi si ferma a giugno) che consentirebbe di produrre latte da destinare alla produzione di formaggi freschi che potrebbero avere un interessante mercato specie durante i mesi estivi. Proposte che gli allevatori sono disposti a prendere in considerazione, sempre che le industrie dimostrino apertura nell'accordare un aumento del prezzo del latte. Non resta che aspettare gli esiti del prossimo incontro.