L'Uniceb, l’unione degli importatori e  commercianti di carne e bestiame, ha seguito – informa un comunicato - con molta attenzione la problematica legata al rischio di contaminazione da diossina per le carni suine irlandesi e sente il dovere di dare atto al Ministero della Salute ed agli organi periferici preposti del preciso e puntuale rintraccio di tutte le partite di carni suine macellate in Irlanda dal 1° settembre 2008 ed entrate nel nostro Paese.

Tuttavia, l'Uniceb – prosegue il comunicato - deve fare pubblicamente una protesta contro le modalità di diffusione delle notizie sia da parte degli organi di stampa che televisivi che hanno ingenerato, come accade sempre più spesso, un ingiustificato panico nei consumatori a fronte di un rischio inesistente per le carni bovine e che non fanno altro che danneggiare  gravemente la già difficile situazione della zootecnia nazionale.

Rappresenta, inoltre al Ministero della Salute la necessità di un urgente ed inequivocabile chiarimento pubblico sul fatto che le carni bovine derivanti da animali importati dall'Irlanda ed allevati nei nostri centri di ingrasso non debbono avere alcuna penalizzazione in quanto completamente estranee alla vicenda.

Tutto ciò, in considerazione di quello che sta accadendo da qualche giorno in parecchie Regioni italiane, in merito all'ingiustificato rifiuto di acquisto di carni bovine irlandesi da parte della piccola e grande distribuzione.

L’Uniceb – continua il comunicato - rinnova a chiare lettere la richiesta urgente di una precisazione da parte del Ministero della Salute rispetto all'ottimo comunicato stampa dell'11 dicembre in quanto, unitamente alle giuste  manifestazioni di compiacimento del Sottosegretario Martini, doveva essere messa in evidenza la necessità di rassicurare i consumatori circa la sicurezza, salubrità e garanzia delle carni bovine irlandesi messe in vendita in Italia.

Il Governo irlandese ha presentato una formale richiesta per un immediato aiuto dei propri allevatori e, quindi, l’Unicebconclude il comunicato -  si interroga su cosa il nostro Paese intenda fare per gli ingrassatori italiani che hanno acquistato a suo tempo migliaia di vitelli in Irlanda e che oggi risultano invendibili sia come vivo che come carne nel nostro mercato.