Nel rimettere mano alla direttiva sulle emissioni la Commissione Europea aveva proposto di adottare per gli allevamenti di bovini le stesse vincolanti regole previste per le industrie più inquinanti.

Una scelta fortemente criticata, come AgroNotizie ha sottolineato ricordando le numerose prove scientifiche che dimostrano l'invarianza dell'allevamento bovino in quanto a emissioni di gas climalteranti.

 

Di queste evidenze ha però tenuto conto la commissione Agricoltura del Parlamento europeo che chiamata ad esprimersi su questa materia ha votato a larga maggioranza per l'esclusione dei bovini dalla riforma della direttiva.

 

Zootecnia e ambiente 

Un risultato che ha incontrato il plauso di tutta la filiera zootecnica, che ha ricordato peraltro i risultati raggiunti dagli allevamenti nell'accrescere la loro sostenibilità ambientale.

Risultati confermati anche dalle ultime rilevazioni di Ispra (Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale) che calcola per l'Italia le emissioni di CO2 da parte dell'agricoltura nel suo complesso in appena il 7% del totale, il 5,2% attribuibile alle attività zootecniche.

 

Emissioni, va ricordato, che derivano da un ciclo biogenico del carbonio e che a differenza di quanto avviene con le emissioni derivanti dall'impiego di energie fossili, non aumentano la quantità di CO2 in atmosfera.

 

In attesa del voto finale

Il voto della commissione Agricoltura del Parlamento europeo non si ferma all'esclusione dei bovini dagli obblighi di rendicontazione delle emissioni industriali, ma conferma il regime semplificato in vigore per i grandi allevamenti di suini e di avicoli.

 

Ora la parola passa alla Commissione Ambiente, che alla fine di maggio sarà chiamata a esprimere una proposta definitiva in tema di emissioni, proposta che dovrà tenere conto di quanto espresso dai colleghi dell'Agricoltura.

 

Soddisfazione corale 

Il legislatore europeo non potrà poi ignorare i progressi compiuti dalla zootecnia nel ridurre le emissioni climalteranti, anche se il presidente di Uniceb (Unione italiana della filiera delle carni), Carlo Siciliani, ritiene necessario non abbassare la guardia e contrastare le dure opposizioni che si prevede animeranno il dibattito finale.

 

Sia il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, sia il presidente di Cia, Cristiano Fini, hanno ribadito la necessità di escludere gli allevamenti di bovini dalla proposta di revisione della direttiva sulle emissioni, pena la chiusura di molte aziende e un aumento dell'import dai Paesi terzi, ove vigono regole meno stringenti.

 

Parere analogo quello del presidente degli Allevatori Italiani (Aia), Roberto Nocentini, che ha rivolto un plauso all'eurodeputato Paolo De Castro che ha sostenuto con energia l'infondatezza della proposta dell'esecutivo Ue.

 

Le stalle non sono fabbriche

Lo stesso De Castro, nel condividere gli obiettivi di riduzione dei gas serra, ha confermato che implementare pratiche produttive sempre più stringenti rischia di mettere a repentaglio la sostenibilità dei nostri allevamenti.

 

"Sarebbe non solo tecnicamente errato - ha affermato De Castro - paragonare le emissioni della zootecnia, in particolare bovina, alle emissioni industriali, ma anche scientificamente infondato."

Con il voto espresso dalla commissione Agricoltura, afferma ancora De Castro "abbiamo bilanciato una proposta che non prendeva sufficientemente in considerazione la dimensione sociale ed economica delle nostre stalle e dei nostri allevamenti".

 

Prevalga il buon senso

Ora non resta che augurarsi che il buon senso, oltre alle evidenze scientifiche, prevalga sulle ideologie, che troppo sovente indirizzano talune scelte.

Lo sapremo a fine maggio, dopo che la Commissione Ambiente avrà licenziato la sua proposta.