Si possono indicare due tipologie di coltivazione senza suolo, una in cui si prevede la coltivazione in una soluzione nutritiva acquosa, cosiddetta “Idroponia o Idroponica”, l’altra tipologia è caratterizzata dalla coltivazione in presenza di un substrato e questa fa riferimento al cosiddetto “Fuori suolo”. Per quest’ultima tipologia di coltivazione si utilizzano vari tipi di Substrati che possiamo suddividere in “Inerti” ed “Organici”.
Questa tecnica identifica diverse tipologie di coltivazioni, dove il terreno agrario, è sostituito dai vari substrati in diverse tipologie di contenitori, dove le esigenze idriche e nutrizionali delle piante sono soddisfatte dalla distribuzione di soluzioni nutritive acquose “irrigazione fertilizzante” contenenti macro e micro-elementi nelle dovute concentrazioni, cosiddetta fertirrigazione in fuori suolo.
La coltivazione in fuori suolo può essere a ciclo aperto o a ciclo chiuso.
Il ciclo aperto, si ha quando la soluzione drenante non viene riutilizzata e va a perdere o viene utilizzata per la fertirrigazione di colture esterne su terreno. In ogni caso può essere fonte di perdite d’acqua e nutrienti e/o d’inquinamento.
Il ciclo chiuso prevede il recupero della soluzione nutritiva drenante e riutilizzata previa ricarica degli elementi nutritivi assorbiti dalle piante. Richiede molta attenzione nel controllo nutrizionale, e comporta dei rischi di diffusione di patologie, tanto che si parla di disinfezione della soluzione nutritiva riciclata e dopo diversi cicli deve comunque essere sostituita, ma in complesso si ha un minore inquinamento.
Perché il fuori suolo:
Ci sono diversi motivi, che elenchiamo di seguito e che approfondiremo in un secondo momento, che evidenziano un problema, un’opportunità o un’esigenza, per i quali il fuori suolo può diventare una soluzione alternativa:
· Stanchezza del terreno;
· Presenza di patogeni radicali;
· Impossibilità di sterilizzare i terreni con il Bromuro di Metile;
· Migliorare la qualità e la quantità delle produzioni;
· Disponibilità di acque di buona qualità;
Alcuni dei vantaggi del fuori suolo:
· Controllo ottimale delle condizioni fitosanitarie;
· Possibilità di utilizzare terreni marginali;
· Miglior utilizzo dell’acqua, (ciclo chiuso, meno acqua, no inquinamento);
· Risparmio di energia e di manodopera;
· Migliorare le caratteristiche qualitative delle produzioni;
· Aumentare la produzione, (ciclo più lungo, maggiore densità);
· Standardizzazione dei processi produttivi;
· Migliorare la capacità di pianificare la produzione;
Limiti e difficoltà alla coltivazione in fuori suolo:
· Maggiori investimenti iniziali, come serre, impiantistica, substrati;
· Carenza di tecnici consulenti specialistici in grado di guidare ed assistere l'imprenditore nelle scelte gestionali e tecnico-agronomiche;
· Diffidenza nei confronti di questa tecnica, che risulta complessa qualora si pretenda di applicarla secondo esperienze maturate in altre realtà territoriali e produttive;
· Sistemi fragili, maggiori rischi e maggior prevenzione (sistemi di controllo automatici e d’emergenza),;
· Necessità di maggiore conoscenze su alcuni aspetti della gestione negli ambienti mediterranei;
Fattori produttivi del sistema fuori suolo:
Assodato che il fuori suolo venga attuato all’interno di serre o sistemi protetti, i fattori produttivi che intervengono nel sistema fuori suolo, sono i seguenti:
· Serra e condizionabilità dell’ambiente protetto;
· Tipo di substrato;
· Tipo di contenitore;
· Preparazione della soluzione nutritiva;
· Gestione della fertirrigazione;
· Addizione dell’anidride carbonica;
· Sistemi e tipologie diverse di allevamento;
· Epoche di coltivazione;
· Specie e cultivar coltivate;
Per informazioni: PROF.i srl - agronomia@fertirrigazione.it - www.fertirrigazione.it
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Fonte: Agronotizie