Suona il campanello d’allarme per le nocciole made in Italy, ma soprattutto per la salute dei consumatori. A farlo squillare sono le produzioni turche e gli alti valori di aflatossine che contengono. La denuncia viene dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori che, nel corso di un’audizione presso la commissione Agricoltura della Camera, ha chiesto un urgente e straordinario intervento da parte del governo italiano per contrastare, in accordo con l’intera filiera, l’iter, già avviato da parte dell’Unione europea, di modifica dell’attuale normativa comunitaria, con la quale s’innalzano i tetti massimi di aflatossine consentiti sulla frutta a guscio.

Una misura, approvata il 15 ottobre scorso, nonostante la netta contrarietà dell’Italia, da parte del Comitato permanente per la catena alimentare europea presso la DG Sanco, che avrebbe effetti devastanti per la nostra produzione e aprirebbe ulteriormente le porte all’importazione turca di un prodotto che, rispetto a quello italiano, ha, appunto, grossi problemi di contaminazione da aflatossine.

“Se tale decisione venisse confermata anche dal parere del Parlamento europeo, la modifica del Regolamento - avverte la Cia - porterebbe, infatti, ad un aumento del tetto massimo consentito di aflatossine totali fino a 10 ug/kg (al posto dei 4 attuali) per la frutta a guscio pronta da mangiare e addirittura a 15 ug/kg per quella soggetta ad ulteriore trasformazione".

Invece, di aumentare i controlli, si va nella direzione opposta. Insomma, con questo innalzamento dei limiti massimi, si dà il via libera, sostiene la Cia, ad un import ancora più aggressivo da parte della Turchia che potrebbe significare la chiusura delle nostre aziende produttrici, ma non solo, dato che peggiorerà il livello di salubrità del prodotto, a danno di tutti i consumatori. Dunque, un danno enorme per il nostro Paese, primo produttore europeo di nocciole (81% della produzione totale) e secondo nel mondo dopo quello turco.

La Cia considera, inoltre, necessario rivedere e rafforzare il sistema dei controlli fitosanitari ai posti di frontiera italiana. Il prodotto turco che entra in Italia deve essere maggiormente soggetto, come numero di campioni esaminati, alla verifica dei livelli di aflatossine (o altri contaminanti) presenti.

La crisi di mercato delle nocciole, che già oggi interessa le nostre produzioni, deve, però, essere affrontata, afferma la Cia, con determinazione attraverso un Piano di settore nazionale, che deve essere predisposto in tempi brevi.