Quando si addenta una pesca, non sempre si pensa che quello sia il risultato di una sapiente selezione operata dall’uomo in migliaia di anni per ottenere frutti di elevata qualità e meglio adattati a svariati ambienti di coltivazione.


Dalla Cina al Nord America

Il pesco ha avuto origine in Cina da dove si è diffuso lungo la Via della Seta verso occidente, raggiugendo la Persia- da cui il nome scientifico Prunus persica - e poi il bacino del Mediterraneo dove fu apprezzato da Greci e Romani. Dopo la caduta dell’Impero Romano, il pesco sembra scomparire dalle campagne, e parrebbe sia stato salvato da Carlo Magno, che ne promosse la diffusione nei giardini dei monasteri; ricompare poi in epoca rinascimentale negli orti nobiliari. Viene quindi esportato nel Nuovo Mondo dai colonizzatori ispanici. L’epoca d’oro (in tempi moderni) inizia a metà del ‘800, con l’arrivo nel piccolo stato americano del Delaware di ‘Chinese Cling’, una pesca cinese a polpa bianca con buccia marezzata di rosso, che ha dato il via ai programmi di incroci e selezione nel Nord America


PeachRefPop, una collezione internazionale 

Una ricerca internazionale guidata da Università Statale di Milano e dal Crea, con la partecipazione di Crpv e Servizio fitosanitario della Regione Emilia Romagna, descrive la costituzione della PeachRefPop, una collezione che per la prima volta raccoglie in un unico disegno sperimentale oltre 400 varietà provenienti dalle più importanti banche di germoplasma europee.

Le collezioni replicate in diversi ambienti sono fondamentali per comprendere le complesse interazioni fra pianta e ambiente. Tali risorse sono ancora del tutto carenti per gli alberi da frutto, anche per via delle difficoltà intrinseche nello scambio di materiali, le operazioni vivaistiche per la propagazione e, non ultime, le problematiche fitosanitarie.

"Nei prossimi anni, anche attraverso l’impiego di strumenti genomici all’avanguardia oggi disponibili per il pesco, ricerche sulla PeachRefPop saranno forse in grado di chiarire i meccanismi della sua adattabilità a diversi ambienti, come testimoniato da una estensione geografica che va dai subtropici al Canada e un calendario di maturazione che copre quasi sei mesi" commenta Marco Cirilli, professore del dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell’Università statale di Milano.

"La costituzione della PeachRefPop si inquadra tra le azioni mirate ad un utilizzo consapevole dell’agrobiodiversità frutticola, mantenuta nelle collezioni di germoplasma con notevoli sforzi economici e di gestione, soprattutto nel caso delle specie arboree - precisa Sabrina Micali, ricercatrice del Crea, insieme ai colleghi Ignazio Verde, Daniela Giovannini e Alessandro Liverani.
"In questo senso il Centro di ricerca olivicoltura, frutticoltura e agrumicoltura del Crea, con le sue collezioni delle sedi di Roma e Forlì, ha notevolmente contribuito a fornire le varietà e le progenie di breeding di partenza".

"Oltre che uno strumento prezioso per gli studi scientifici sulle specie perenni, la PeachRefPop si sta configurando come la prima pietra miliare di iStone-Hub, un progetto di collaborazione internazionale per la conservazione e lo sfruttamento delle risorse genetiche di pesco e altre drupacee come un vero patrimonio per le generazioni future" aggiunge Daniele Bassi, coordinatore dello studio con Laura Rossini, all’Università Statale di Milano.

Da ultimo, oltre ai motivi di interesse che tale collezione rappresenta ai fini del miglioramento varietale del prossimo futuro e degli studi di genetica e tecnica colturale, vale la pena sottolineare l’aspetto culturale che essa rappresenta. La natura transnazionale di questa collezione consente di superare il concetto di collezione individuale del singolo Stato europeo al fine di costituire una eredità condivisa che racchiude il patrimonio di questa specie di interesse strategico per tutto il Mediterraneo.