La Calabria non è una delle grandi regioni produttrici di nocciole, ma il settore corilicolo calabrese ha visto la produzione di nocciole raddoppiare nell'arco di un cinquantennio, passando dai 4.290 quintali del 1961 agli attuali 8.500. E la protagonista di questo piccolo miracolo produttivo si chiama "Tonda calabrese", principale varietà locale – ora in odore di Igp - che ha nella valle dell'Ancinale la propria zona di elezione tra i 350 e i 700 metri sul livello del mare.
In quest'area è nato il Consorzio per la tutela e la valorizzazione della Nocciola di Calabria, dove la superficie coltivata è ormai pari a circa 200 ettari. Per la provincia di Catanzaro risultano censite 269.900 piante, di cui 254 mila in coltura specializzata e 15.900 in coltura consociata.
E la pur riconosciuta buona qualità della tonda calabrese non basta per stare sul mercato, occorrono maggiori volumi produttivi e la capacità di trasformare il prodotto. Obiettivi sentiti dello stesso Consorzio, come ha evidenziato il presidente Giuseppe Rotiroti. Con l’aumento della produzione “grazie all’apporto prevalente del Consorzio nella realtà regionale, la Calabria – ha dichiarato Rotiroti - comincia ad apparire nelle classifiche di produzione delle regioni italiane. Tanto è stato fatto, di recente anche con i nuovi impianti previsti negli interventi di innovazione delle microfiliere cofinanziati dal Gal. Allo stesso tempo ci si sta adoperando per estendere l’area di coltivazione in altri comuni. Questo perché l’aumento della quantità è imprescindibile prima dell’ulteriore passo della trasformazione”.
Un problema impellente da risolvere è la presenza dei cinghiali, che da diversi anni ormai devastano piante e raccolti. “Una calamità che demotiva i produttori dalla messa a coltura di noccioleti abbandonati. Se si potessero dare risposte concrete al territorio, in tal senso, nel giro di un anno la produzione potrebbe già raddoppiare – ha sottolineato il presidente del Consorzio.
La peculiarità della nocciola nell’intervento di Mariateresa Russo, docente di Chimica degli alimenti all’Università di Reggio Calabria, che ha presentato i risultati preliminari delle analisi condotte dalla Fondazione Terina, nell’ambito delle attività istituzionali del Polo di innovazione per le filiere agroalimentari di qualità Agrifoodnet del quale il Consorzio fa parte.
La nocciola è rinomata come frutto salutare, ma nel caso della "Tonda calabrese" c'è un plus: “I risultati preliminari sulla nocciola calabrese evidenziano altresì alcune specificità connesse alla composizione lipidica. In particolare emerge, rispetto alle altre varietà presenti sul mercato, una maggiore concentrazione di acido oleico e una più bassa concentrazione di acido linoleico che spiegherebbe la maggiore conservabilità – ha affermato Russo, sottolineando come - le indagini sono ancora in corso per definire il fingerprinting della nocciola calabrese per l’iter dell’Igp".