Creando una flotta di macchine moderne e hi-tech, i contoterzisti forniscono tre vantaggi chiave all’agricoltura europea: in primo luogo consentono di aumentare la produttività dell’agricoltura, poi riducono l’indebitamento degli agricoltori e infine consentono di rispettare le crescenti e importanti normative ambientali”.

Parola di Eric Dresin, segretario generale del Ceettar, l’associazione europea dei contoterzisti, che precisa: “Oggi circa 150mila aziende e quasi 600mila lavoratori sono rappresentati a livello europeo e gli imprenditori agromeccanici investono ogni anno in Europa oltre 6 miliardi per macchine e tecnologie innovative, senza alcun aiuto pubblico, al contrario degli agricoltori”.

Teatro delle dichiarazioni è l’assemblea generale unitaria che Unima e Confai hanno organizzato alla fine di maggio a Sarteano, in provincia di Siena. Una scelta ben precisa, come ha ricordato Leonardo Bolis, presidente della Confederazione degli agromeccanici e agricoltori italiani.
Il mondo del contoterzismo è sempre più unito – ha affermato -; Confai e Unima sono sempre più vicine e coese per rivendicare il ruolo di innovazione che svolgono in agricoltura e per proporre anche in Italia il modello di agricoltura integrata che in Europa ha diversi modelli di successi, tutti con un ruolo attivo delle imprese agromeccaniche”.
Il contoterzismo cresce e risponde alle esigenze di sostenibilità e di efficienza che sono ormai imprescindibili per far quadrare i conti di un’agricoltura e di una zootecnia sempre più alle prese con problemi di marginalità. Il trend, inevitabilmente, è quello di affidare alle operazioni di imprenditori agromeccanici, dotati di macchine e tecnologie ultramoderne, per ridurre le spese di gestione delle imprese agricole.

In Italia, secondo quanto riportato da Michele Pisante, docente di Agronomia all’Università di Teramo e commissario delegato del Crea, “oltre il 30% delle aziende agricole fa ricorso a imprese esterne per lo svolgimento di una o più operazioni colturali; il contoterzismo è un fenomeno in crescita, passato da 3,8 giornate/anno nel 2000 per la gestione delle imprese agricole, a 7,5 giornate/anno nel 2010, con una crescita del 97 per cento”.
Una portata molto ampia dell’outsourcing, tanto che “ai numeri precedentemente espressi si deve aggiungere che il 32% delle aziende sotto i 12 ettari affida la gestione completa delle operazioni agli agromeccanici. E si tratta, non c’è dubbio, di una stima per difetto”. Anche per questi motivi il contoterzismo ha sempre più bisogno di una voce unica.

L’obiettivo è quello di condividere un percorso di integrazione delle circa 10.000 imprese agromeccaniche italiane, che svolgono oggi il 98% delle operazioni di raccolta e un numero crescente di lavori per garantire sicurezza alimentare e riduzione dei costi per le imprese agricole. Un fenomeno sottolineato anche dal fatto che negli anni le imprese agromeccaniche sono cresciute dell’11,5%, mentre per le imprese agricole i parametri sono stati negativi.
E fra le priorità in agenda in una visione europea del sistema agricolo, Dresin cita due elementi chiave per il futuro. Due priorità che rispondono ai concetti di “internet” e “big data”.
Lo sviluppo delle tecnologie di comunicazione delle macchine sta aprendo una prospettiva di nuovi servizi connessi con l’informazione”, ha dichiarato Dresin.

La strategia sarà comunque sempre quella di operare per una forte sinergia, anche per effetto della globalizzazione e di mercati influenzati da dinamiche mondiali.
È assolutamente necessario arrivare a livelli sempre più alti di integrazione – ha detto Bolis -. Tuttavia, permangono contraddizioni inspiegabili, come l’esclusione dal Psr e la possibilità per le imprese agricole di svolgere lavori per conto terzi e ricevendo provvigioni, violando così la libera concorrenza”.
L’auspicio è che “l’alleanza tra Unima e Confai sia utile contro chi alza i muri e contro le applicazioni distorte delle norme”.

Il presidente di Unima, Silvano Ramadori, ha tracciato una road map sugli obiettivi da raggiungere, “dalla revisione della legge di orientamento agricolo, per la riforma del concetto di attività connesse, alle norme legate alla formazione e alla sicurezza sul lavoro, fino al riconoscimento della funzione degli agromeccanici nelle attività di protezione civile, igiene urbana, tutela delle aree pubbliche, senza dimenticare l’inserimento dei contoterzisti nel Psr, per il raggiungimento di una competitività che il mercato impone come non più derogabile”.

Anche l’onorevole Paolo De Castro, intervenuto con un videomessaggio all’assemblea, è stato chiaro sul tema: “Abbiamo bisogno di imprese agricole efficienti e competitive. E l’augurio è che il Mipaaf traduca quell’opportunità che l’Unione europea aveva messo in conto. Con un lavoro serio si potrà arrivare ad aprire gli aiuti del Psr a tutte le aziende agromeccaniche”.

Nato nella seconda metà dell’Ottocento, il contoterzismo si è evoluto passando per varie fasi, come ha ricordato Roberto Guidotti di Unima, ma sempre contribuendo alla crescita dell’agricoltura.
Fra le nuove sfide, come ha puntualizzato Angelo Frascarelli, docente di Economia ed estimo rurale all’Università di Perugia, l’adozione di “un modello reticolare e non più gerarchico all’interno del mondo agricolo, con l’imprenditore agricolo in grado di relazionarsi con le cooperative, i fornitori di mezzi tecnici, gli imprenditori agromeccanici, le università. Il futuro sarà sempre più basato su un rapporto di partenariato”. E nel futuro, l’agricoltura di precisione avrà sempre più un ruolo chiave, per ridurre i costi di produzione e favorire la sostenibilità.

Per Matteo Bartolini, presidente del Gruppo di dialogo civile della Commissione europea (Dg Agri), “l’innovazione è una delle parole chiave per il futuro dell’agricoltura, insieme a modelli nuovi, come l’economia circolare, la bioeconomia, la sharing economy. E non parliamo di innovazione solo di processo o di prodotto, ma di un nuovo modello di agricoltura”.

I commenti delle rappresentanze agricole
Oggi Confai e Unima compiono un passaggio storico e questo deve portare anche altre rappresentanze sindacali a discutere per dare nuove risposte agli associati, perché ci viene disegnata un’agricoltura che sta andando bene, invece non è così: dobbiamo recuperare il mercato nazionale e  affrontare i mercati esteri; dobbiamo riappropriarci dei marchi storici e di quella parte dell’industria che non è più italiana. Dobbiamo fare rete con i contoterzisti, perché o ci salviamo tutti o non si salva nessuno”.
Lo ha detto Franco Verrascina, presidente di Copagri, intervenendo all’assemblea generale unitaria di Sarteano.
Come Copagri abbiamo sempre dialogato con le imprese di meccanizzazione agricola e i loro sindacati di rappresentanza- ha dichiarato Verrascina – e di certo continueremo a farlo”.

Anche Alberto Giombetti, responsabile dell’Ufficio di presidenza e delle relazioni esterne della Cia, ragiona su un cambio di rotta dell’attività di rappresentanza, per dare una risposta maggiormente puntuale alle esigenze del sistema agricolo.
Abbiamo avuto una crescita significativa, nonostante oggi l’agricoltura sia in crisi – ha detto –. Dobbiamo anche saper leggere i dati, perché rispetto alle aziende censite dall’Istat, che sono 1,6 milioni, dobbiamo tenere conto della forbice tra le 190mila imprese che assumono dipendenti, le 390mila aziende iscritte all’Inps e un milione che beneficiano della Pac. Se prendiamo la media aziendale delle imprese professionali abbiamo una Sau superiore alla Germania e inferiore alla Francia e abbiamo un’età media delle imprese professionali di 49 anni”.

Presente per Coldiretti Albano Agabiti, che ha rimarcato il ruolo dell’agricoltura. “È vero che abbiamo una crisi di mercato in atto che non ha precedenti nella storia, perché colpisce tutti i comparti – ha commentato – ma non dimentichiamo che l’agroalimentare è l’unico settore che ha espresso costantemente un Pil attivo”.
Abbiamo il maggior valore aggiunto ad ettaro al mondo – ha puntualizzato Agabiti – e abbiamo sempre più bisogno di un contoterzismo avanzato, tecnologico, a basso impatto ambientale”.

Storicamente vicini alle imprese di meccanizzazione agricola, un plauso al percorso di riunificazione è arrivato anche da Carlo Zamponi di Unacma. “Siamo insieme in Enama – ha affermato - e possiamo far sentire la nostra voce”.