Nei primi sei mesi dell'anno in corso l'export agroalimentare italiano corre e chiude a più 7,1% rispetto al primo semestre 2023. E con quasi 34 miliardi di euro di vendite all'estero realizzate dai vini e dagli alimenti tricolore, "si fa sempre più concreta la prospettiva di raggiungere quota 70 miliardi di euro entro la fine del 2024". È quanto emerge dal report "Scambi con l'Estero - La bilancia agroalimentare italiana nel I semestre 2024" pubblicato da Ismea la scorsa settimana. Secondo questa analisi il comparto agroalimentare mostra una crescita significativa nelle vendite all'estero, in contrasto con il calo complessivo delle esportazioni nazionali di beni e servizi (-1,1%). Un risultato al quale hanno contribuito sia l'industria alimentare, con un incremento dei flussi in valore del 7,7%, sia la componente agricola (+3,4%).
Nello stesso periodo, le importazioni sono cresciute a un ritmo inferiore (+1,4% rispetto al primo semestre 2023), complice il ridimensionamento dei prezzi delle commodity agricole dopo la fiammata del 2022, determinando un netto miglioramento del saldo commerciale italiano, che torna positivo e pari a 433 milioni di euro.
(Fonte: elaborazioni Ismea su dati Istat)
Più in dettaglio - come si può notare nella tabella sopra esposta - il saldo della bilancia commerciale del settore agricolo nel primo semestre 2024 resta negativo (-6.617 milioni di euro), ma con una situazione in miglioramento: infatti, il deficit nel primo semestre 2023 era maggiore (-6.784 milioni di euro) e se la variazione assoluta nel 2022-2023 era di un aumento di tale deficit (-105 milioni di euro), nel 2024 si è ridotto di 167 milioni di euro.
Nell'industria alimentare, a fronte di un attivo della bilancia commerciale del primo semestre 2023 di 5.431 milioni di euro e un aumento di tale saldo sul primo semestre 2022 di 204 milioni, si registra nel primo semestre 2024 un saldo attivo di ben 7.047 milioni che individua una crescita dell'attivo sul primo semestre 2023 di ben 1.616 milioni di euro.
I mercati di sbocco
Osservando le dinamiche dei mercati di sbocco, le esportazioni italiane nell'agroalimentare sono aumentate in maniera generalizzata verso la maggior parte delle destinazioni. Spicca la crescita a doppia cifra negli Stati Uniti (+17%), dove l'aumento è stato trainato dai prodotti di punta del made in Italy come vini, spumanti, olio extravergine di oliva e pasta e in Giappone, dove l'incremento in valore dell'export è stato di quasi il 50%, dopo la battuta d'arresto osservata nel 2023.
Ottime anche le performance in Romania (+11%) e Australia (+18%). Guardando alla top 10 dei principali mercati, Germania, Francia e Stati Uniti si confermano ai primi tre posti, seguiti da Regno Unito, Spagna, Paesi Bassi, Svizzera, Belgio, Polonia e Austria.
Merci più esportate
A livello merceologico, tornano a crescere le esportazioni di vini in bottiglia (+2%), che confermano il primato tra i prodotti più esportati, con un peso del 7,6% sul totale e un valore di 2,6 miliardi di euro. Positiva anche la dinamica degli spumanti, che raggiungono quasi 1,1 miliardi di euro (+7%).
Tra i comparti in crescita, spiccano i derivati dei cereali, con un aumento dell'8% in valore, guidato dai prodotti di panetteria e pasticceria, più che dalla pasta. In aumento anche il fatturato estero dei formaggi stagionati (+7,5%), dei formaggi freschi (+6%) e, in maniera più marcata, dell'olio di oliva (+64%).
Le importazioni
Spostando l'analisi sul lato passivo della bilancia commerciale, le importazioni, composte perlopiù da materie prime non trasformate e prodotti semilavorati, hanno invece mostrato un calo per i principali cereali, soia, farina di soia e olio di palma. Al contrario, sono aumentate in modo consistente le importazioni dei primi due prodotti importati: caffè non torrefatto (+12% in valore) e olio di oliva (+33%).