"Nessun comparto può dirsi al riparo dalla volatilità dei prezzi. Anche nei mercati dove si è registrato il consolidamento di una riduzione dei prezzi, l'esposizione a fattori di volatilità rimane marcata perché la ricostituzione delle scorte non è ancora sufficiente a determinare in maniera definitiva l'avvio di una nuova fase di riduzione dei prezzi e di tranquillità sui mercati".
Così il presidente di Areté Mauro Bruni in occasione della quattordicesima edizione di Commodity Agrifood, l'evento di Unione Italiana Food e Areté - The Agri-food Intelligence Company dedicato ai mercati delle commodity agroindustriali.
L'evento, che si è svolto lo scorso 2 ottobre a Bologna, si è inserito in un contesto di mercato complesso e volatile. In molti mercati, nonostante qualche miglioramento produttivo rispetto alle campagne precedenti, non è stato possibile creare le condizioni di ricostruzione delle scorte necessarie per allentare la pressione sui prezzi; spingendo quindi le quotazioni ai massimi storici di prezzo, come nel caso di caffè, uova, latte, nocciole e olio di cocco.
"Guardando al 2026 - ha continuato Bruni - le opportunità di riequilibrio dei mercati sono condizionate da una maggior instabilità del contesto geopolitico e regolatorio, oltre che climatico. Il peso di questi fattori sui mercati è già evidente in molti casi, e non si allenterà nel corso del prossimo anno, rendendo ancor più strategica la gestione del rischio associata alla volatilità".
Dopo i saluti iniziali di Mario Piccialuti, direttore di Unione Italiana Food, e di Enrica Gentile, ceo di Areté, sono stati numerosi gli esperti della filiera agrifood italiana e europea che hanno partecipato alla tavola rotonda. Accanto a Mauro Bruni, Carlo Alberto Buttarelli, presidente Federdistribuzione; Riccardo Felicetti, vicepresidente Unione Italiana Food e presidente dell'omonimo pastificio; Patrick Pagani, direttore Copa - Cogeca; e Giovanni Tamburini, presidente Cefs - Associazione Europea Industria Saccarifera.
Di seguito i punti salienti del mercato emersi nel corso dell'incontro.
Cereali: mais, frumento tenero, frumento duro, riso, orzo
I mercati italiani dei cereali hanno visto andamenti differenziati nel 2025. Da un lato i frumenti e l'orzo hanno registrato ribassi: in media, tra gennaio e settembre sul listino di Bologna, -17% sul tenero n. 1, -8% sul n. 3, -14% il duro fino e -16% l'orzo di peso specifico medio, con il frumento duro e il tenero di forza che hanno raggiunto minimi pluriennali.
Il principale fattore ribassista negli ultimi mesi è stato l'arrivo di raccolti abbondanti per la campagna 2025-2026 iniziata in estate: secondo i dati della Commissione Europea diffusi ad agosto 2025, +15% il frumento tenero, +15% il duro e +9% l'orzo rispetto al raccolto del 2024-2025. Oltre all'Europa, altri importanti Paesi esportatori hanno registrato aumenti produttivi: +4,2% il tenero in Russia, +2% il duro in Canada, +13% l'orzo in Australia.
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Dall'altro invece, mais e riso si sono mantenuti su livelli di prezzo più sostenuti, con molte referenze che hanno avuto quotazioni mediamente più alte del 2024. Nonostante sul mercato internazionale l'offerta fosse abbondante, la produzione europea 2024-2025 si è rivelata al di sotto delle aspettative a causa della siccità in Est Europa per il mais e delle piogge sotto raccolte in Italia per il riso, portando in entrambi i casi ad un fabbisogno di importazione elevato.
Semi e oli vegetali: palma, soia, girasole, oliva, colza, cocco
I mercati degli oli vegetali hanno visto tensioni di prezzo in alcuni casi anche piuttosto importanti. Nella campagna 2024-2025 Vs 2023-2024, sui mercati europei, i prezzi dei principali oli vegetali sono cresciuti in media del 75% per l'olio di cocco, del 13% per l'olio di colza, del 25% per l'olio di girasole, del 27% per l'olio di palma, del 15% per l'olio di soia.
I principali fattori di supporto sono stati grosse problematiche lato offerta per alcuni prodotti (olio di cocco, olio di girasole, olio di colza) e un aumento della domanda soprattutto nel settore energetico in importanti Paesi produttori (Indonesia, Stati Uniti, Brasile). Le tensioni sui prezzi degli oli che hanno maggiormente sofferto i cali di produzione si sono trasmesse per effetto sostituzione al resto del comparto, contagiando anche mercati (per esempio olio di soia) che invece potevano beneficiare di buoni livelli di produzione.
Per quanto riguarda l'olio extravergine di oliva, gli andamenti di prezzo fra prodotto comunitario e prodotto italiano sono stati molto differenziati. Nel caso del comunitario, negli ultimi dodici mesi il mercato ha visto una fase di forte deflazione, con prezzi che hanno perso il 45% in sette mesi, toccando i minimi a giugno 2025, per poi rimbalzare con aumenti del 15% da agosto ad ottobre 2025. Dopo una primavera segnata da aspettative di un ulteriore rimbalzo produttivo in Spagna, che aveva guidato i ribassi, le elevate temperature estive e una ripresa dei consumi superiore alle previsioni hanno invertito la tendenza dei prezzi. L'attuale dinamica riflette una campagna ancora caratterizzata da stock sotto la media e da crescenti timori per l'impatto che i picchi di calore potrebbero aver avuto sulle rese della prossima campagna 2025-2026. Diverso il caso del prodotto nazionale, che nel corso del 2025 ha visto moderati incrementi di prezzo (+4%) che si mantengono allineati ai massimi storici già toccati a inizio 2024. I prezzi record sono stati la conseguenza di uno scarso livello di offerta, a causa di una campagna 2024-2025 di scarica e livelli di stock iniziali particolarmente bassi.
Coloniali: zucchero, caffè, cacao
Il 2025 ha visto un'elevata volatilità nei mercati delle coloniali. Il caffè ha toccato massimi storici a febbraio. Il mercato oltre che da un'offerta che fatica a ripartire, rimane fortemente impattato da fattori esogeni come i dazi imposti dagli Usa sul Brasile, il blocco di Suez e le norme anti deforestazione, confermando un'apertura di campagna 2025-2026 ancora caratterizzata da tanta incertezza e volatilità, terreno fertile per la speculazione.
Il cacao, dopo i picchi record del 2024, ha avviato un trend deflattivo (-40% da inizio anno), pur mantenendosi su livelli doppi rispetto alla campagna 2022-2023. Da mettere in evidenza come burro e massa di cacao abbiano registrato cali di prezzo più che proporzionali rispetto alla materia prima, la polvere di cacao, che durante il 2025 non ha invece mostrato ribassi, sul mercato forward segna i primi cali. Dopo tre campagne deficitare il mercato ha avviato una lenta fase di recupero delle scorte, con un leggero surplus previsto anche per il 2026.
Sullo zucchero si evidenzia una divergenza: a livello globale nel 2025 i prezzi sono scesi di circa il 20% grazie all'aumento dell'offerta da India e Brasile, mentre in Europa le quotazioni hanno superato nuovamente i 600 euro/tonnellata, spinte da un contesto macro di supporto e timori sull'offerta 2025-2026 legati alla riduzione delle superfici coltivate. Tuttavia, la campagna bieticola in Europa sembra indirizzata verso una resa superiore alla media con produzioni superiori rispetto alle aspettative.
Prodotti di origine animale: latte e derivati, uova
La produzione di latte in Ue continua a essere ostacolata, anche per effetto delle politiche ambientali, dal calo del numero dei capi, sempre meno compensato dall'aumento delle rese, con conseguenti tassi di crescita limitati. A questo si somma la diffusione negli allevamenti europei di blue tongue, afta epizootica e dermatite nodulare, che penalizzano ulteriormente le rese e rallentano gli scambi.
Dopo un biennio 2024-2025 caratterizzato da inflazione record, in particolare per burro e formaggi, negli ultimi mesi il mercato ha mostrato segnali di deflazione da domanda. La domanda di prodotti Ue risulta infatti rallentata non solo dall'inflazione, ma anche dai dazi statunitensi, da prezzi meno competitivi rispetto ad altre aree di esportazione e dal rafforzamento dell'euro. I prezzi del burro, dopo aver superato gli 8 euro/chilogrammo tra la fine del 2024 e l'inizio del 2025, hanno registrato nell'ultimo mese un calo di circa il 20%. I prezzi della polvere di latte scremato, complice una domanda asiatica debole, sono scesi ai minimi dal 2020. Nel 2026 il mantenimento della fase deflattiva dipenderà dalla resilienza dell'offerta con prezzi esposti al ritorno della domanda.
Nel 2025 i prezzi delle uova hanno raggiunto livelli record, registrando in Italia un incremento medio del 25% rispetto al 2024. In un contesto di domanda strutturalmente inelastica, l'offerta è stata penalizzata dalla recrudescenza dell'influenza aviaria durante la campagna 2024-2025, con conseguente riduzione del livello di autosufficienza del mercato comunitario. Per il 2026, il riequilibrio del mercato richiede un rafforzamento dell'autosufficienza che, unitamente al calo dei costi degli input produttivi rispetto all'ultimo triennio, favorirebbe un'inversione del trend dei prezzi.
Orticole: pomodoro e patate
Le quotazioni dei derivati del pomodoro, dopo i primi quattro mesi della campagna 2025-2026, restano stabili ma su livelli record, in linea con i massimi raggiunti dal 2022-2023 e senza segnali di correzione. I prezzi medi di inizio campagna si confermano nettamente più alti rispetto al 2022 (+53% per la passata semplice, +44% per il doppio concentrato, +42% per il triplo, +20% per il concentrato negli Stati Uniti). Fattori rialzisti quali il calo produttivo atteso a livello globale (Cina -51%, Spagna -22%, Usa -1%), rischi climatici legati a ondate di caldo e precipitazioni irregolari si uniscono alla volatilità legata ai costi di produzione e della materia prima. I prezzi contrattualizzati per la bacca risultano inferiori rispetto alla campagna 2024-2025 in tutti i principali Paesi produttori, con l'eccezione dell'Italia, dove si registra un incremento del +5% al Nord e del +7% al Sud.
Le quotazioni delle patate sul mercato finanziario dell'EEX, European Energy Exchange, da inizio febbraio hanno registrato un marcato trend deflattivo, interrotto solo a giugno da una fase di stabilità, confermata dalle ultime quotazioni. A settembre, i prezzi delle patate da industria risultano inferiori del 56% rispetto all'inizio dell'anno e del 19% rispetto allo stesso periodo del 2024. I fattori ribassisti sono legati all'aumento delle superfici coltivate nell'Ue e al conseguente rimbalzo produttivo atteso, in un contesto di crescente disallineamento tra i prezzi del mercato libero e i livelli contrattualizzati di consegna, che ha alimentato ulteriormente la volatilità e sta portando il mercato ai limiti dell'over production.
Frutta secca: nocciole, mandorle, pistacchi, uva passa, anacardi, arachidi, noci
Aumenti generalizzati hanno caratterizzato diverse referenze del comparto frutta secca riconducibili a squilibri tra domanda e offerta. Le produzioni, sempre più vulnerabili all'irregolarità delle condizioni climatiche, faticano a tenere il passo di una domanda in crescita. Emblematico è il caso del mercato delle nocciole, dove le gelate straordinarie in Turchia - primo produttore e esportatore mondiale - hanno compromesso gravemente i raccolti 2025-2026, alimentando una marcata volatilità rialzista sui prezzi. Da inizio 2025, la nocciola turca ha registrato aumenti di oltre il 120%, raggiungendo i livelli più alti almeno dell'ultimo decennio. Anche in Italia, la produzione 2025 si è rivelata inferiore alle aspettative, penalizzata da un meteo sfavorevole in fasi cruciali dello sviluppo vegetativo. Le quotazioni nazionali in apertura di campagna, supportate anche dalle forti tensioni sui prezzi internazionali, hanno segnato aumenti superiori al 50% rispetto ai prezzi di apertura del 2024.
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Tensioni significative hanno caratterizzato anche il mercato dei pistacchi e delle noci californiane, complici raccolti 2024-2025 inferiori in un contesto di domanda sostenuta. Da settembre 2024, i rialzi registrati sui pistacchi sgusciati Usa superano il +30%; oltre il 15% per le noci. Sebbene le prospettive per i raccolti 2025-2026 siano di un recupero produttivo per entrambi i mercati, in attesa della commercializzazione del nuovo prodotto, le scorte basse continuano a sostenere il mercato.
In controtendenza rispetto al resto del comparto si distinguono le arachidi, interessate da un trend deflattivo da inizio 2025.
Legumi: ceci, lenticchie, piselli
La campagna commerciale 2024-2025 è stata caratterizzata da un incremento della produzione globale rispetto all'anno precedente per ceci e lenticchie e dalla sostanziale stabilità a livelli storicamente medio-alti per i piselli. In questo quadro sono da evidenziare il generale recupero delle produzioni nordamericane (Canada e Usa), sia per effetto delle maggiori superfici destinate a legumi che di rese migliori rispetto al difficoltoso raccolto del 2023 e il record storico in Australia per i ceci.
Le quotazioni sulle principali piazze globali hanno dunque registrato prezzi medi di campagna sensibilmente inferiori rispetto alla precedente. I ceci, nel corso del 2025, hanno registrato riduzioni di prezzo fino al -30% per alcune varietà, mentre le lenticchie hanno registrato cali superiori al -60% e -30%. Nello stesso frangente, i piselli hanno visto cali di prezzo fino al 40%, ma con i piselli verdi (uso zootecnico) che hanno già fatto registrare un rimbalzo del 5% nel corso del mese di settembre, dopo sette mesi di cali continuativi.
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Fonte: AgroNotizie®































