Mentre la raccolta del grano procede spedita, gli agricoltori guardano con impazienza le prime quotazioni del frumento sulle Borse di Bologna e Foggia. Nel capoluogo emiliano il grano tenero fino si è attestato a 230 euro la tonnellata, mentre in Puglia il grano duro viaggia sui 310 euro la tonnellata.
Leggeri rialzi dovuti a carenza di prodotto sul mercato, destinati però a frenare con l'avanzata della raccolta, quando la nuova granella arriverà sul mercato. Anche perché, come ci spiega Annachiara Saguatti, analista di Areté, le produzioni in Europa di grano, sia tenero che duro, quest'anno sono andate molto bene in termini di volumi. E si sa, quando di prodotto ce n'è tanto, i prezzi calano.
Discorso che vale anche per il mais. A Bologna il granoturco nazionale ad uso zootecnico è quotato a 235 euro la tonnellata, ma le produzioni record negli Stati Uniti, dove la produzione dovrebbe toccare 400 milioni di tonnellate, lasciano presagire che in autunno le quotazioni scenderanno.
In attesa di vedere come evolverà il meteo in Europa e in Nord America, si possono fare solo previsioni con i dati che si hanno a disposizione. In questo articolo dunque, con l'aiuto di Annachiara Saguatti, analizzeremo la situazione di grano tenero, grano duro e mais e il possibile andamento delle quotazioni dopo l'estate.
Analisi del mercato del grano tenero
Sul fronte del grano tenero le aspettative di raccolti abbondanti in Europa spingono verso un andamento ribassista delle quotazioni. "La Commissione Europea prevede un aumento della produzione del 15% a livello continentale, grazie al recupero produttivo in Francia e Germania che lo scorso anno avevano avuto rese molto basse", spiega Annachiara Saguatti. In Francia, primo produttore europeo, le stime indicano un +27% sulla scorsa campagna, con un effetto diretto sulle quotazioni del Matif che stanno già mostrando segnali di debolezza.
Anche in Italia la produzione di grano tenero è prevista in aumento, con un +5-6% rispetto allo scorso anno, secondo i dati Coceral e della Commissione Europea. Qualche preoccupazione rimane per la qualità del frumento nel Nord Italia a causa dell'eccesso di piogge, ma non si segnalano criticità gravi. "La disponibilità di prodotto è destinata a crescere e, in assenza di eventi meteo estremi in America, ci attendiamo che le quotazioni si mantengano su un trend ribassista", aggiunge Annachiara Saguatti. "Molto però dipenderà dalle performance produttive dei grandi Paesi esportatori".
Le dinamiche globali potrebbero frenare la discesa dei prezzi. "Negli Stati Uniti è previsto un calo delle semine dei frumenti primaverili del 6%, con problemi legati alla siccità che incidono sulla produzione di frumenti di forza, utilizzati anche in Europa per compensare la qualità non sempre elevata delle nostre produzioni. Questi fenomeni potrebbero dunque rallentare la discesa dei prezzi nel corso della campagna", evidenzia l'analista di Areté.
Analisi del mercato del grano duro
Per quanto riguarda il grano duro, le previsioni indicano una produzione abbondante sia a livello nazionale che europeo. "In Italia la produzione è stimata in crescita del 23%, con un raccolto che si aggirerà intorno a 4 milioni di tonnellate, mentre a livello europeo l'incremento atteso è dell'11%", precisa Annachiara Saguatti. Francia e Spagna, che seguono l'Italia nella classifica dei Paesi produttori, segnano rispettivamente un +4% e un +13%, mentre la Grecia registra un lieve calo del 3%, ma con volumi marginali.
In Italia abbiamo rese abbondanti, ma con contenuti proteici non eccellenti, una tendenza frequente quando si hanno produzioni elevate, e questo potrebbe far aumentare la domanda di grani di forza importati dal Canada. Tuttavia, anche in Canada si segnalano criticità. "Le previsioni indicano un calo produttivo del 7% a causa della siccità e le condizioni dei frumenti primaverili non sono ottimali, questo potrebbe generare tensioni sui prezzi dei grani di alta qualità".
A influire sul mercato del grano duro vi è anche la Turchia, che registra una contrazione produttiva del 14%, limitando ulteriormente le potenzialità di export verso l'Europa. "Nel complesso, la produzione abbondante in Italia ed Europa dovrebbe contribuire a mantenere i prezzi su livelli bassi, ma molto dipenderà dalla situazione produttiva in Canada e Stati Uniti", afferma l'analista di Areté.
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Analisi del mercato del mais
Il mercato del mais è caratterizzato da dinamiche diverse tra Europa e Stati Uniti. "Negli Usa si prevede un raccolto record che dovrebbe superare i 400 milioni di tonnellate, con un aumento delle aree coltivate del 5% e condizioni climatiche favorevoli. Si avrà quindi una situazione di sostanziale surplus", evidenzia Annachiara Saguatti. Questa abbondanza di prodotto sta già esercitando una pressione ribassista sul CME e, di riflesso, sul Matif, anche in virtù del rafforzamento dell'euro sul dollaro, che rende le importazioni in Ue più convenienti.
In Europa, la situazione è più incerta. "Lo scorso anno le rese erano state basse a causa della siccità, mentre quest'anno ci si attende un rimbalzo delle rese che dovrebbe compensare il calo delle superfici coltivate, stimate in diminuzione dell'1,3% (dati Ue)", afferma l'analista. Secondo la Commissione Europea, la produzione dovrebbe aumentare dell'8%, anche se altre fonti proiettano incrementi più contenuti. Resta comunque il fatto che l'Europa è un mercato deficitario di mais e quindi influenzato dalle dinamiche internazionali.
Per quanto riguarda l'Ucraina, il Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti d'America (Usda) prevede un incremento produttivo del 14%, con maggiore disponibilità di prodotto da destinare ai mercati internazionali, Unione Europea compresa. Tuttavia, "nonostante non ci siano vincoli rilevanti all'importazione di mais dall'Ucraina, i volumi non dovrebbero discostarsi di molto da quelli che abbiamo visto negli ultimi anni", spiega l'analista. "Il Paese, ancora in guerra, ha comunque performance produttive inferiori rispetto al periodo prebellico".
Le quotazioni in Italia rimangono al momento sostenute, con il mais nazionale a Bologna che ha toccato i 235 euro a tonnellata, ma la pressione ribassista potrebbe farsi sentire con l'arrivo dei raccolti autunnali. "In assenza di stravolgimenti meteorologici, l'abbondante offerta statunitense dovrebbe imprimere una tendenza al ribasso alle quotazioni del mais nella seconda parte dell'anno, anche sul mercato italiano", conclude Annachiara Saguatti.































