Le raccolte incombono: è il momento di parlare di olive (e olio). E io, per chiarirmi le idee, mi son fatto una chiacchierata con il vecchio amico Luigi Caricato, maxime peritus e conoscitore enciclopedico del settore.

 

In questa stagione vi dovrebbe essere una ripresa rispetto all'anno scorso - la produzione è tuttavia ancora sotto la media degli ultimi quattro anni.

In pratica: con qualche differenza fra le differenti regioni a livello nazionale siamo alla seconda olivagione consecutiva negativa (o anche la terza, per esempio, in Liguria), con conseguente drastica riduzione delle scorte. Il che porterà a sicura carenza di offerta di olio per l'attuale e fors'anche per la successiva stagione.

 

All'estero le cose vanno anche peggio: in Spagna, per esempio, la stampa nazionale riporta il moltiplicarsi dei furti di prodotto negli oliveti: il che è tutto dire.

 

In definitiva: il prezzo di tutti gli oli comunitari si deve considerare in impennata. Il problema, mi sottolinea Luigi, è che in Italia non si piantano olivi. Non si pianta perché è difficile fare reddito, non si pianta perché vi è poca disposizione verso l'innovazione.

Innovazione oggi vuol dire soprattutto impianti ad alta densità ed alta meccanizzazione. In Italia si nota ancora una certa ostilità al cambiamento in olivicoltura, sia del punto di vista degli impianti sia della innovazione varietale. In Italia vi è un immenso patrimonio varietale (538 varietà) su cui si potrebbe lavorare per ottenere materiale più consono alle volubili necessità climatiche, fitopatologiche e agronomiche e, non ultime, di mercato – ancora poco si sta però facendo.

 

In Spagna la vecchia varietà a bassa vigoria Arbosana è stata riscoperta ed è ora la seconda più coltivata dopo la Piqual, utilizzata nei sempre più diffusi impianti ad alta densità. Se non si vuole dipendere mani e piedi dalla produzione estera per l'olivicoltura italiana il passaggio alla alta densità e alla meccanizzazione alla raccolta è indispensabile. Siamo alle solite: bisogna innovare per salvare e (magari, forse…) crescere.