"L'Italia è un Paese idrogeologicamente fragile, ma bellissimo; per questo ha bisogno di una costante manutenzione, dalla montagna alle coste, per continuare ad avere, nello scenario climatico futuro e nel contesto competitivo globale, un ruolo da protagonista: sicurezza idrogeologica ed ottimizzazione della gestione idrica sono asset indispensabili per lo sviluppo del Paese" a ribadirlo è stato il presidente di Anbi, Francesco Vincenzi, all'indomani dell'annuale Assemblea dell'Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, svoltasi a Roma.

 

Presenti, tra gli altri, i ministri Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente) e Francesco Lollobrigida (Agricoltura), oltre a centinaia di rappresentanti degli enti di bonifica ed irrigazione italiani.

Ai lavori sono anche intervenuti il viceministro Galeazzo Bignami, il sottosegretario Luigi D'Eramo, i presidenti di Commissione Francesco Battistoni e Giovanni Maria Bergesio, gli europarlamentari Paolo De Castro e Nicola Procaccini.

 

Nei due giorni di confronto con il mondo della politica, dell'economia e della ricerca, Anbi ha riproposto, per le proprie competenze, le azioni da realizzare prioritariamente per la migliore gestione della risorsa idrica nel tempo dei cambiamenti climatici.

 

Un Piano straordinario per nuovi bacini

Forte è stato il richiamo alla necessità di un Piano Straordinario 2023-2030 per la realizzazione di nuovi invasi sostenibili e multifunzionali, il cosiddetto Piano Laghetti per lo stoccaggio d'acqua da utilizzare nel momento del bisogno: attualmente l'89% dei 300 miliardi di metri cubi annuali di pioggia va perduto in mare. L'obiettivo è garantire disponibilità idrica non solo per fini irrigui, ma anche per le esigenze potabili e civili, industriali, energetiche, ambientali, turistico ricreative, antincendio e, se l'individuazione delle aree per i bacini fosse a monte dei centri urbani, anche per la sicurezza idrogeologica.

 

Il Piano, da finanziare con un fondo pluriennale adeguato, dispone attualmente di un pacchetto di 389 progetti, redatti dai consorzi di bonifica e perlopiù immediatamente cantierabili. Tali interventi determinerebbero effetti positivi sia sulla produzione agroalimentare del Paese (nel 2022, un valore di circa 580 miliardi di euro con circa 61 miliardi di euro di export), sia importanti benefici ecosistemici sull'ambiente naturale; inoltre, importante sarebbe la ricaduta positiva sull'occupazione con l'attivazione di oltre 24mila nuovi posti di lavoro.

 

Più aree irrigue ottimizzando l'uso della risorsa

Secondo Anbi è inoltre necessario addivenire ad un progressivo ampliamento ed efficientamento della superficie agricola attrezzata con impianti irrigui collettivi (attualmente 3,5 milioni di ettari), attraverso soluzioni innovative per l'ottimizzazione d'uso della risorsa idrica con al centro un elevato investimento in nuove tecnologie digitali, tali da consentire il monitoraggio, la gestione automatizzata e telecontrollata delle reti di adduzione e distribuzione, grazie anche ad avanzati servizi climatici per un uso razionale ed efficiente della risorsa idrica.

 

Il marchio registrato di certificazione GocciaVerde, attestante l'uso sostenibile della risorsa idrica nel processo produttivo della filiera agroalimentare, e la piattaforma telematica di consiglio irriguo Irriframe sono una testimonianza della capacità di innovazione dei consorzi di bonifica ed irrigazione.

 

Serve poi un Piano di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria per la messa in sicurezza del territorio contro il dissesto idrogeologico: dal consolidamento degli argini alla sistemazione degli alvei; dalla realizzazione di barriere contro la risalita del cuneo salino alle foci fluviali al potenziamento delle idrovore. È urgente rimuovere le limitazioni alla capacità di invaso dei bacini esistenti, oggi ridotta del 10% per il sedime accumulato sui fondali. Il Piano Anbi, a disposizione del Paese, prevede oltre 850 interventi per un investimento di oltre 4 miliardi di euro, capaci di sviluppare occupazione per circa 21mila posti di lavoro.

 

Il tema del riutilizzo di acqua depurata

Infine, bisogna consentire un maggiore utilizzo, in agricoltura, delle acque reflue depurate. Attualmente in Italia vengono dispersi circa 9 miliardi di metri cubi all'anno d'acqua rigenerata da impianti di depurazione e che potrebbero essere impiegati a scopo irriguo, se in grado di garantire la tutela della qualità e la salubrità delle produzioni agricole. Quello delle acque depurate è un tema da affrontare con concretezza, in quanto può essere una soluzione integrativa rispetto ai problemi di scarsità idrica, determinata dal cambiamento climatico e dal moltiplicarsi degli usi concorrenti della risorsa.

 

È necessario che la gestione attiva delle acque reflue in agricoltura sia garantita sicura in tutte le aree geografiche del Paese e che l'efficacia degli attuali trattamenti depurativi sia certificata anche verso inquinanti quali microplastiche, metalli pesanti, elementi radioattivi, antibiotici.

 

È fondamentale, quindi, la rapida predisposizione, concertata con le istituzioni ed i portatori d'interesse, dei "piani di gestione dei rischi" connessi al riutilizzo delle acque reflue trattate in agricoltura.

 

"Questo - conclude Massimo Gargano, direttore generale di Anbi - è il concreto contributo dei consorzi di bonifica ad una visione di futuro che abbia al centro il territorio e lo sviluppo delle comunità che lo abitano. Siamo onorati di metterlo a disposizione del Paese e di averlo condiviso nei due giorni di Assemblea con qualificati rappresentanti dei soggetti decisori e della società civile".