La Sicilia si dibatte tra i danni inferti dal maltempo tra il 9 ed il 10 febbraio, che ha allagato migliaia di ettari di terreni coltivati tra Catania, Siracusa e Ragusa, e l'inefficienza dei bacini idrici nel conservare le acque meteoriche pure cadute copiosamente, come nel caso della Diga Trinità di Castelvetrano.

 

Schifani visita le zone colpite dall'alluvione

Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha effettuato ieri, 20 febbraio 2023, un nuovo sopralluogo nelle aree della provincia di Ragusa maggiormente danneggiate dal maltempo del 9 e 10 febbraio scorsi.
Il governatore, accompagnato dal deputato regionale Giorgio Assenza e dai sindaci del comprensorio, ha incontrato una rappresentanza di imprenditori agricoli, in contrada Dirillo Macconi, ricadente nel territorio di Acate.

 

"Non vi lasceremo soli - ha detto Schifani agli agricoltori - abbiamo già proclamato lo stato di crisi regionale, ci sono somme da utilizzare per gli interventi di somma urgenza, mentre ad altri fondi statali si potrà attingere una volta riconosciuto lo stato di emergenza nazionale che il mio Governo ha deliberato di richiedere a Roma. Verificheremo con l'Irfis - ha aggiunto il presidente della Regione - la possibilità di erogare alle aziende colpite finanziamenti agevolati per affrontare i danni subìti da serre e colture. Il Dipartimento all'Agricoltura, su indicazione dell'assessore Sammartino, ha già avviato le procedure per la quantificazione dei danni".

 

Gli imprenditori hanno mostrato al presidente della Regione i danni alle serre di pomodori e al letto del fiume Dirillo, esondato dopo l'apertura delle paratoie della Diga Ragoleto, disposta a causa dell'eccessivo riempimento.

 
"È necessario fare di più nella gestione di dighe e fiumi - ha concluso il presidente Schifani -. Ad Autorità di Bacino, Protezione Civile e Dipartimento Regionale Tecnico, tramite il Genio Civile, darò disposizioni per avviare urgentemente una mappatura dei corsi d'acqua e delle dighe dell'Isola e per dare seguito immediato ai progetti già predisposti per la manutenzione e la pulizia dei fiumi".

 

Diga Trinità dell'acqua perduta

E sulla manutenzione dei fiumi e dei bacini idrici c'è molto da fare, anche per innalzare il livello di resilienza alla siccità dei territori siciliani. "È passato un altro anno e nessuna bella notizia per i produttori agricoli che dovrebbero essere approvvigionati dalla Diga Trinità di Castelvetrano" ha dichiarato ieri Camillo Pugliesi, presidente della Cia Sicilia Occidentale.

 

Diga e invaso Trinità sul fiume Delia nel Trapanese

Diga e invaso Trinità sul fiume Delia nel Trapanese

(Fonte: Cia Sicilia Occidentale)

 

"L'anno scorso, all'avvio della campagna irrigua estiva - ricorda il presidente di Cia Sicilia Occidentale - ci eravamo battuti perché non venissero buttati a mare milioni di metri cubi di acqua per i noti problemi strutturali del bacino, lasciando a secco centinaia di ettari di colture che vanno da Campobello di Mazara fino a Marsala e Salemi. Ebbene, è passato quasi un altro anno e si continua a buttare acqua".

 

Il presidente Pugliesi, nell'esprimere comprensione per le problematiche strutturali che affliggono l'invaso di Trinità da molto tempo, ha al tempo stesso deplorato il "rimpallo di responsabilità" tra enti per la soluzione dell'annosa questione e ha tra l'altro affermato: "Si continua a non capire che il problema siciliano non è la mancanza di acqua, ma la gestione di questa preziosa risorsa".


La Diga Trinità a Castelvetrano intercetta le acque del fiume Delia, ha un invaso capiente - ben 20 milioni e 300mila metri cubi - che diventano 18 milioni per effetto delle limitazioni di legge. In realtà il bacino, per irrisolti problemi di sicurezza legati all'insufficienza dello scarico in caso di piena ed a non idonee condizioni di tenuta in caso di terremoto, viene tenuto ad una quota tale dal perdere altri 6 milioni di metri cubi. Infine, disponendo ancora teoricamente di 12 milioni di metri cubi, viene autorizzata a fornirne agli agricoltori solo 2 milioni.

 

Eppure, la risorsa idrica accumulata nel serbatoio dovrebbe essere utilizzata a scopo irriguo a favore dei comprensori ricadenti nei comuni di Campobello di Mazara, Mazara del Vallo e Castelvetrano, complessivamente estesi per 8mila ettari, dei quali circa 6mila già attrezzati e in esercizio, dove l'acqua rischia anche quest'anno di non arrivare, se non marginalmente.


Da qui l'appello al Governo: "Per questo ci uniamo alla richiesta dell'onorevole regionale Cristina Cimminisi e chiediamo al prefetto di Trapani, Filippina Cocuzza, di riunire con urgenza attorno a un tavolo tutti gli attori di questa vicenda per trovare, insieme, delle soluzioni non tanto per mettere a regime la Diga quanto per non disperdere ancora acqua. Per soddisfare il fabbisogno dei produttori agricoli della zona servirebbero 6 milioni di metri cubi di acqua, la Diga Trinità è autorizzata fino a un massimo di quasi 2 milioni. Tutto questo non rende competitive le nostre aziende che producono reddito per migliaia di famiglie e svariati milioni di euro. Così non possiamo farcela, è urgente, ribadisco, trovare una soluzione".