Ma è una cosa, anche se fatta in completa buona fede, che non va bene. Perché le castagne non sono un prodotto spontaneo della terra, sono un prodotto agricolo, agroforestale, e nella maggior parte dei casi appartengono a qualcuno, magari ad una azienda agricola che anche con quelle castagne deve fare reddito.
Qualcuno potrà obbiettare che ci sono anche castagneti pubblici o abbandonati e che non è facile sapere di chi è un bosco o una selva. È vero, ma è altrettanto vero che ognuno sa con sicurezza se quel bosco è suo o no, e se non è suo non sono sue nemmeno le castagne.
Se poi è un castagneto pubblico o uno dove i proprietari non sono interessati a raccogliere le castagne, questo dovrebbe esser cura di chi vuol prenderle accertarsene.
Anche il fatto che spesso i boschi e le selve non siano recintati, non vuol dire niente. In un fondo agricolo o forestale aperto - cioè non chiuso, recintato - si può entrare liberamente (se non si fanno danni), ma non si possono raccogliere i prodotti.
Chiunque può fare una passeggiata in un vigneto, ma non può cogliere l'uva, se l'uva non è sua o non ha il permesso del proprietario.
Lo stesso vale per la presenza o meno di cartelli che indichino una proprietà privata o un divieto di raccolta: nessuno ha bisogno di un cartello scritto per sapere che non può cogliere le ciliege o i pomodori in un campo che non è suo.
Anche il fatto che se ne raccolga poche non è un argomento valido per prendere qualcosa che non ci appartiene.
Allora non si può andare a far castagne? Sì, ma solo se si è sicuri di poterlo fare o, ancora meglio, se si ha il permesso dei proprietari.
Non si sta parlando in termini legali (tecnicamente raccogliere frutta non propria è furto), probabilmente nessuno denuncerà nessuno per un sacchetto di castagne.
È solo una questione di buona educazione e di rispetto della proprietà e, soprattutto, del lavoro degli altri.