AgroNotizie ha intervistato il professor Andrea Versari, coordinatore del corso di laurea triennale in Viticoltura ed enologia dell'Università di Bologna, un percorso di studi particolarmente importante vista la forte vocazione vitivinicola del territorio in cui si inserisce.
Professor Versari, può fare una piccola introduzione del corso di laurea, presentando il numero di iscritti negli ultimi anni e il trend generale?
"Il Corso di studi in Viticoltura ed enologia dell’Università di Bologna è una laurea triennale che si pone come obiettivo principale quello di formare la nuova generazione di enologi dandogli una preparazione professionalizzante legata al territorio ma con una visione internazionale.
Gli iscritti negli ultimi anni sono sostanzialmente stabili: circa 70 studenti immatricolati al primo anno, e si registra un calo fisiologico di circa il 20% negli anni successivi. Le lezioni dei primi due anni si svolgono presso la sede di Cesena, mentre il terzo – e ultimo – anno si svolge presso la sede di del Polo Tecnologico di Tebano a Faenza, in provincia di Ravenna. Qui sono presenti aule, biblioteca, vigneti sperimentali, cantina e laboratori.
La scelta del Polo di Tebano, fortemente voluta dall’amministrazione manfreda, è anche motivata dalla presenza in loco di importanti realtà specializzate nella filiera vitivinicola, come ad esempio Terre Naldi, Consorzio Vini di Romagna, Assoenologi, ValorItalia, Centro Attività Vivaistiche, Moltiplicatori Italiani Viticoli Associati, AllVineyard, Astra e altre".
Qual è secondo lei il motivo per il quale le scuole agrarie, dalle superiori all'università, stanno riscontrando successo?
"Sembra che sia in atto 'una tendenza crescente del settore agricolo che continua a contribuire favorevolmente al trend dell’economia nazionale, con un incremento nel numero di occupati in agricoltura e in particolare degli under 35' (Istat 01.12.2016).
Mi piace pensare che i motivi prevalenti di questo ritorno alla terra da parte dei giovani siano riconducibili a scelte di vita, passione, e realizzazione professionale.
Indipendentemente dalle motivazioni iniziali è fondamentale creare condizioni che favoriscano la permanenza ed il successo dei giovani (e non solo) in agricoltura. In questo contesto il corso, in collaborazione con il Polo di Tebano, si prodiga per dare una formazione agli studenti offrendo ai futuri enologi una struttura di trasformazione in piccola scala, con servizi flessibili e possibilità di fare innovazione, in cui esprimere una visione fortemente identitaria legata al territorio e alla biodiversità, per distinguersi in un mercato sempre più globalizzato. Non ultimo sarebbe importante finanziare una ricerca scientifica applicata che trasferisca le conoscenze del mondo universitario a beneficio della collettività per rispondere direttamente alle esigenze delle imprese".
Qual è l'identikit dei giovani che si iscrivono?
"Sono giovani, maschi e femmine, che vengono prevalentemente da istituti tecnici e professionali ma anche licei, e che hanno in comune la passione per l’attività di enologo. Durante il periodo di studi la maggior parte dei nostri studenti svolge attività lavorativa part time, ma ci sono anche alcuni studenti lavoratori a tempo pieno.
Una novità interessante introdotta nel 2017 consiste nel ‘percorso flessibile’ che consente allo studente di svolgere la carriera universitaria in un tempo superiore a quello previsto senza andare fuori corso: in questo modo è più facile gestire studio e lavoro ed eventualmente fare anche esperienze internazionali che prevedono periodi all’estero per motivi di studio, tirocinio e/o tesi".
In che modo scuola e università preparano i ragazzi per un'agricoltura sempre più moderna e tecnologica?
"Informatica, droni, agricoltura di precisione, banche dati, sono alcune delle parole chiave degli enologi di oggi che sono sempre più orientati all’e-commerce e attenti al legame con l’ambiente (e il turismo). Il nuovo paradigma, basato su sostenibilità e multifunzionalità, intende dare più valore al paesaggio, ai servizi culturali e ricreativi, al benessere fisico e mentale. In questo contesto si punta molto sulle innovazioni di prodotto, come ad esempio innovazioni organizzative e di marketing.
Consapevole di questo contesto, il corso offre una didattica integrata in cui le materie assumono progressivamente un carattere sempre più caratterizzante orientato verso aspetti concreti della professione. Inoltre, l'Università di Bologna mette a disposizione diversi strumenti e servizi (es. aule informatiche, borse di studio per l’estero, spin off, incubatori di idee, etc.) per studenti e neolaureati desiderosi di fare impresa sviluppando una loro idea progettuale".
Quali sono le prospettive lavorative dopo la fine degli studi?
"Le aziende del settore vitivinicolo cercano regolarmente bravi giovani da inserire in vigna, nelle cantine o nella distribuzione commerciale.
Tra le doti ricercate nei neoenologi troviamo la capacità di risolvere problemi, la disponibilità a muoversi anche all’estero, (iii) e la conoscenza delle lingue straniere. Il percorso lavorativo dell’enologo inizia con la classica gavetta per fare esperienza, per poi decidere se fare consulenza alle aziende del settore vitivinicolo oppure inserirsi in piccole aziende e nelle cantine sociali con prospettive di direzione e coordinamento.
Il vino rimane il prodotto principale ma non dimentichiamo i vari sottoprodotti (es. aceto balsamico, olio, acido tartarico, zucchero d’uva, etc.), i coadiuvanti (es. lieviti, enzimi, etc.) e i produttori di tecnologia (es. pompe, presse, serbatoi, imbottigliatrici) di cui l’Italia è leader nel mondo.
Ma di studiare non si finisce mai, pertanto una volta diventati enologi è importante tenersi aggiornati ed eventualmente specializzarsi in settori ricercati, ad esempio nella tecnica di spumantizzazione, oppure esperto di marketing e comunicazione".