Migliorare l'impronta ecologica dell'agricoltura garantendo il giusto reddito all'agricoltore. E' questo lo scopo dell'agricoltura conservativa, un approccio al terreno innovativo, per l'Italia e l'Europa, che è stato al centro del progetto Life HelpSoil.

Un progetto inaugurato nel 2013 e che vede la partecipazione di cinque regioni: Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. A Palazzo Lombardia, a Milano, si è tenuto l'evento conclusivo del progetto, cofinanziato da KUHN, in cui sono stati illustrati i risultati ottenuti nelle venti aziende agricole sperimentali, sparse lungo tutta la Pianura Padana.

Ma che cosa si intende per agricoltura conservativa? Sotto questo cappello vengono raggruppate diverse tecniche che rispondono a tre principi fondamentali: la non inversione degli strati di suolo, la rotazione colturale e l'utilizzo delle cover crops.

In questo articolo abbiamo parlato approfonditamente di quali sono le tecniche utilizzabili in agricoltura conservativa. Ma il principio è il medesimo: disturbare il meno possibile il terreno, evitando l'aratura, per incrementare l'attività biologica e la sostanza organica presente nel suolo. Utilizzare le colture di copertura per proteggere il terreno durante il periodo di riposo invernale e utilizzare la rotazione delle colture.

"La nostra è una regione che punta sulla qualità del prodotti e la protezione dell'ambiente è un valore aggiunto da trasmettere al consumatore - ha spiegato Simona Caselli, assessore all'Agricoltura dell'Emilia-Romagna - Il 25% della Sau regionale è sotto impegno ambientale e con l'agricoltura conservativa la percentuale aumenta ancora di più".

"La nostra non è una iniziativa ambientalista", precisa Gianni Fava, assessore all'Agricoltura della Lombardia, la regione a guida del progetto.
"I Psr devono sostenere la conversione da convenzionale a conservativa, ma successivamente i conti in azienda devono tornare a prescindere dall'aiuto pubblico".

Già, i conti. Al di là degli innegabili vantaggi ambientali (minori emissioni di CO2, maggiore sequestro del carbonio nel terreno, tutela della biodiversità e diminuzione dell'erosione) l'agricoltore si deve scontrare con un calo della produttività rispetto all'agricoltura convenzionale. Un calo che però dovrebbe essere bilanciato da un minore uso di input produttivi, in termini di gasolio consumato, attrezzature impiegate e fertilizzanti utilizzati.

Per questo il progetto HelpSoil (a cui ha partecipato anche Ersaf, Crpa e Veneto Agricoltura) è molto importante. Sul sito è possibile scaricare le Linee guida e conoscere le esperienze delle venti aziende agricole che hanno partecipato al progetto. Non esiste infatti una ricetta unica che può essere applicata ad ogni realtà, ma tutto deve partire dalle particolarità del terreno, dall'indirizzo aziendale e dalle caratteristiche microclimatiche. HelpSoil ha creato una comunità e una condivisione di informazioni che può essere utile all'agricoltore che vuole approcciarsi all'agricoltura conservativa.

Chi produce riso non ha le stesse difficoltà di chi fa mais. Chi è in collina si deve confrontare con problemi diversi da chi è in pianura. E chi lavora un terreno argilloso dovrà avere un approccio differente rispetto a chi ha un terreno ricco di scheletro o sabbioso.

L'azienda Pasti Marco Aurelio, nel comune di Eraclea, in provincia di Venezia, è caratterizzata da suoli sabbiosi e franco limosi. Vengono coltivati con rotazione quadriennale mais, soia, frumento/orzo e bietola. I prodotti vengono venduti sul mercato o utilizzati per l'alimentazione bovina. La principale problematica è stata una insoddisfacente resa della semina su sodo di mais e soia.

Sulle colline di Predappio (Fc) si trova invece l'azienda agricola Gli Ulivi. I terreni, dove le pendenze possono arrivare fino al 40%, sono coltivati a erba medica, cereali vernini e vite Sangiovese. Parte della produzione viene destinata all'allevamento di bovini e suini con distribuzione dei liquami sui suoli aziendali. Il problema principale è rappresentato dal rischio di erosione.

L'azienda agricola Grandi, nell'Oltrepó pavese, ha invece a che fare con un terreno argilloso (fino al 50%) con una difficoltà di drenaggio e al contempo mancanza di irrigazione. In azienda si coltivano mais, frumento, erba medica destinate alla vendita.

Qui le esperienze di tutte le 20 aziende.