L’analisi dei vari canali di sbocco indica una grande eterogeneità da settore a settore: per le aziende con allevamenti da carne, il canale preferenziale è direttamente l’industria di prima trasformazione, a cui è destinato il 43% dei capi allevati, mentre per le aziende della zootecnia da latte è più rilevante la quota di produzione (46%), destinata agli organismi associativi, come per i viticoltori (39%) e gli operatori specializzati nei seminativi (38%) e legnose (31%).
Questi ultimi due settori destinano una quota importante anche agli intermediari commerciali. Per quanto riguarda la produzione di olio di oliva, il 35% della stessa viene venduta direttamente al consumatore finale; infatti la vendita diretta tra le aziende olivicole è molto diffusa e interessa il 44% delle aziende intervistate. Per quanto riguarda i mercati di destinazione, la quota di prodotto destinata all’estero è il 4% del totale, di cui il 3% ai paesi europei e l’1% verso il canale extra Ue.
Le percentuali sono analoghe per tutti i comparti, a eccezione delle aziende olivicole e vitivinicole, per le quali la quota estera sul totale commercializzato ha un’incidenza più rilevante. Sul fronte dei prezzi, per più della metà degli operatori il prezzo viene fissato sulla base di quello praticato dai principali mercati di riferimento al momento della stipula del contratto, ma poi successivamente con aggiustamenti alla consegna in base alla qualità.