In altre parole quasi un quarto dell’agricoltura italiana e nelle mani degli stranieri in termini di contributo al lavoro. "I lavoratori immigrati - precisa Coldiretti - impegnati in agricoltura sono per ben il 72 per cento sono di sesso maschile. La classifica delle nazioni più rappresentate nelle campagne italiane vede largamente in testa la Romania con 117.008 lavoratori, seguita da India (28.384), Marocco (26.598), Albania (25.702), Polonia (19.969), Bulgaria (13.427) e Tunisia (12.334)".
A livello provinciale le prime 15 province per numero di lavoratori stranieri assorbono il 51,1 per cento della totalità degli stranieri operanti in agricoltura. "C’è dunque – sottolinea Coldiretti - la presenza di veri e propri distretti produttivi di eccellenza del made in Italy che possono sopravvivere solo grazie al lavoro degli immigrati, dalle stalle del Nord dove si munge il latte per il Parmigiano Reggiano alla raccolta delle mele della Val di Non, dal pomodoro del meridione alle grandi uve del Piemonte. I lavoratori stranieri - conclude Coldiretti - contribuiscono in modo strutturale e determinante all'economia agricola del Paese e rappresentano una componente indispensabile per garantire i primati del made in Italy alimentare nel mondo su un territorio dove va assicurata la legalità per combattere inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro e gettano un'ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell'attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale".
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Fonte: Coldiretti