A dirlo Slow Food al Salone del Gusto e Terra Madre, che ha anche posto domande scomode: come sarà possibile nutrire un pianeta che cresce in maniera esponenziale se stiamo perdendo terreni agricoli? Quali saranno le conseguenze sull’agricoltura? Il peggiore degli scenari vedrebbe la diffusione delle monocolture per ottimizzare le produzioni, un aumento nell’uso di concimi chimici e agrofarmaci, una conseguente riduzione della biodiversità, l’inquinamento delle falde acquifere e del suolo e il suo impoverimento.
Il consumo del suolo è una vera e propria emergenza, anche a livello europeo: in 10 anni l'Europa ha perso una superficie vasta quanto quella dell’isola di Cipro. Sempre a livello europeo, in 7 anni gli Stati membri hanno rifiutato di esaminare una proposta di regolamentazione sull’uso e la tutela di suolo che definisse una politica comunitaria.
I rischi connessi sono tanti, primo fra tutti quello delle alluvioni, cui assistiamo con spaventosa regolarità. E poi frane, smottamenti, che insieme alla riduzione della terra coltivabile, costituiscono un serio pericolo per la vita delle persone. Che fare? Prendere forse esempio da chi resiste, da chi "vuol bene alla terra". Come i vignaioli del Lugana, che combattono contro i cantieri per la realizzazione della Tav nella tratta tra Brescia e Verona, che comprometterebbero seriamente la produzione del vino Doc della valle, oltre che l’indotto turistico di una zona come quella del Lago di Garda. Oppure il comune di Tronzano Vercellese, in provincia di Vercelli, che cerca da anni di contrastare l’attuazione di obsolete decisioni politiche sulla realizzazione di nuove cave nel proprio territorio.
La soluzione proposta da Slow Food passa per l'agricoltura familiare, le produzioni di piccola scala operano e lavorano nel rispetto della biodiversità e del territorio, e un cambiamento di abitudini di acquisto e di consumo.
Il Forum nazionale “Salviamo il paesaggio – Difendiamo i territori” è un movimento di quasi 1.100 associazioni e circa 10.000 cittadini, che hanno come obiettivo quello di tutelare il nostro territorio dalla deregulation e dal cemento selvaggio. Agisce su diversi fronti, primo fra tutti quello dell’informazione e la comunicazione di vertenze sparse nel territorio italiano, a sostegno di proposte regionali per fermare il consumo di suolo, fino ad arrivare a una regolamentazione da presentare in contesti non solo nazionali, ma anche europei. Censisce gli edifici vuoti e inutilizzati per capire le reali esigenze di urbanizzazione del Paese e collabora con istituti di ricerca per dimostrare scientificamente l’esigenza di fermare lo scellerato consumo di una risorsa non rinnovabile, se non nel lunghissimo periodo.
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Fonte: Slow Food