“Mi congratulo con produttori e industriali per l’innovativo accordo sul pomodoro da industria - ha commentato l’assessore all'Agricoltura dell'Emilia Romagna, Tiberio Rabboni -. L’anticipo con cui si è pervenuti all’intesa rispetto agli anni scorsi - sottolinea Rabboni - e la certezza di un prezzo remunerativo per gli agricoltori favoriranno una corretta programmazione delle superfici coltivate a pomodoro, vera e propria eccellenza emiliana, dopo le consistenti riduzioni dell’ultimo biennio. Mi auguro - ha concluso - che le superfici che verranno programmate e coltivate risultino in linea con le effettive potenzialità dell’industria di trasformazione e che quest’ultima possa valorizzare adeguatamente sul piano commerciale in Italia e nel mondo i prodotti lavorati”.
L'accordo è stato siglato alla presenza di Confapindustria Emilia Romagna, la più rappresentativa sul territorio per le aziende di trasformazione delpomodoro: le aziende piacentine raggiungono il 60%, quelle tra Piacenza e Parma il 40% e in regione si tocca il 25%.
Le novità dell'accordo
La prima riguarda l’aumento della remunerazione del pomodoro di oltre il 10% rispetto allo scorso anno, in funzione della qualità stabilita nel capitolato del contratto.
Innovazioni rilevanti riguardano l’introduzione di un premio economico in funzione della corretta programmazione da parte dei produttori e il rafforzamento del sistema di controllo sulla qualità per garantire una corretta e omogenea valutazione del pomodoro.
Relativamente al capitolato, è stato aggiornato il valore medio di riferimento della scala Brix (uno dei principali elementi che determina il pagamento): posizionato a 5 anziché a 5,05 per avvicinarlo alla media produttiva degli ultimi anni.
Infine, per poter programmare la produzione al meglio, è stato stabilito che i singoli contratti dovranno essere depositati all’Oi (Organizzazione interprofessionale, Distretto da pomodoro da industria del Nord Italia) entro venerdì 7 febbraio.
Soddisfatta anche la parte industriale. "C’è stata la disponibilità - ha affermato Dario Squeri, Steriltom e presidente di Pomorete, la prima filiera italiana del pomodoro, progetto bandiera per Expo2015, composta di 10 aziende tutte aderenti a Confapindustria – da parte di Confapindustria e degli industriali a farsi carico di un costo aggiuntivo di circa il 10 per cento rispetto al 2013 perché abbiamo voluto scommettere sul futuro del pomodoro e dei suoi prodotti. E’ stata mantenuta la competitività, facendo sì che la parte agricola potesse avere un reddito per continuare questa coltivazione. Ricordo che gli ettari dedicati al pomodoro nella nostra area sono in continuo calo".
Per la prima volta in Italia, poi, Squeri sottolinea come "siano stati imposti dei vincoli alla produzione per evitare la sovrapproduzione. In pratica se si supera il limite di 2,4 milioni di tonnellate il prezzo scenderà a 92 euro la tonnellata, cioè uno di meno".
Per i produttori, l’accordo con mesi di anticipo consente anche una attenta programmazione. "Bisogna però vigilare – ha detto Squeri – perché un prezzo così alto potrebbe portare altre zone a produrre, ad esempio il Veneto e quindi superare quel limite". Il prezzo vuole infatti premiare le zone tipiche dalla produzione. Nell’area tra Piacenza, Parma, Cremona e Lodi si produce il 40% del pomodoro nazionale e nella sola Piacenza il 20%.
"Con la firma si dà nuova vita a una filiera che stava declinando - ha detto Cristian Camisa, presidente di Confapindustria Piacenza ed Emilia Romagna -. E’ un accordo soddisfacente per produttori e industriali anche perché per la prima volta introduce parametri quantitativi".
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Fonte: Agronotizie