Ad affermarlo è la Coldiretti, che ha collaborato alla realizzazione del Dossier statistico immigrazione, presentato ieri alla presenza del ministro per l'Integrazione Cécile Kyenge.
Il rapporto, nato dalla collaborazione tra il centro studi Idos e l'Ufficio antidiscriminazioni razziali della Presidenza del Consiglio, esamina il rapporto tra la spesa pubblica per l'immigrazione, da una parte, e i contributi previdenziali e le tasse pagate dagli immigrati, dall'altra. Emerge che anche nell'ipotesi meno favorevole di calcolo (quella della spesa pro-capite), nel 2011 gli introiti dello stato riconducibili agli immigrati sono stati pari a 13,3 miliardi, mentre le uscite sostenute per loro sono state di 11,9 miliardi, con una differenza in positivo per il sistema Paese di 1,4 miliardi.
In Italia ci sono 5 milioni e 186 mila stranieri regolarmente presenti; di questi, 320mila hanno trovato lavoro in agricoltura nel 2012, con un aumento del 3 per cento rispetto all'anno precedente. Oltre 128 mila sono extracomunitari.
Poco più della metà del lavoratori stranieri (il 53,8) è impiegata nella raccolta della frutta e nella vendemmia; un terzo (il 29,9 per cento) nella preparazione e raccolta di pomodoro, ortaggi e tabacco; il 10,6 per cento nelle attività di allevamento; il 3,2 per cento nel florovivaismo e il restante 3,5 per cento in altre attività come l'agriturismo o la vendita dei prodotti.
"Il lavoro straniero - riporta Coldiretti - rappresenta ben il 25 per cento del totale delle giornate di lavoro dichiarate dalle aziende".
"Alcuni distretti produttivi di eccellenza del made in Italy - continua Coldiretti - possono sopravvivere solo grazie al lavoro degli immigrati". Tra gli esempi portati dall'organizzazione agricola, le stalle del Nord dove si munge il latte per il Parmigiano Reggiano, la raccolta delle mele della Val di Non, il pomodoro del Meridione e le grandi uve del Piemonte.
"L'agricoltura non solo difende, ma crea nuovi posti di lavoro, anche per gli immigrati" nota la Cia - Confederazione italiana agricoltori. "Occorre proseguire sulla strada della semplificazione e con azioni mirate a favorire l'ingresso e l'integrazione degli stranieri".
"E' un segno di grande maturità avere il 22% di occupati stranieri e il 59,6% di occupazione femminile sui 550.000 addetti complessivi delle 20.000 cooperative a noi associate" afferma il presidente della Confcooperative Maurizio Gardini.
"Non sono solo numeri, ma sono l'aspetto più evidente di modernità sociale ed economica della cooperazione", prosegue Gardini secondo il quale "sono i valori che animano il fare impresa delle cooperative e dei cooperatori che valorizzano i territori senza delocalizzare, mettono al centro la persona e favoriscono inclusione e integrazione".
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Fonte: Agronotizie