Aumenta dello 0,4% l’indice dei prezzi dei mezzi correnti di produzione agricoli a novembre rispetto a ottobre e segna +3,6% su novembre 2011. Lo rileva l’indicatore elaborato da Ismea, che sintetizza la dinamica dei costi a carico delle aziende agricole, attestandosi a 140,3 (base 2000=100).
Nonostante il rimbalzo mensile, la dinamica tendenziale ha mostrato una leggera decelerazione rispetto al più 3,7% di ottobre.
A risentire maggiormente dei rincari sono stati ancora una volta gli allevamenti, penalizzati sia dai rialzi dei mangimi (+1,5% su base mensile e +12,5% rispetto allo scorso anno), sia dall’inasprimento dei costi legati all’approvvigionamento dei capi da ristallo (+3% nella dinamica mensile, +6,8% in quella tendenziale).
Per i prodotti energetici le rilevazioni Ismea di novembre indicano, in controtendenza, un assestamento al ribasso dei prezzi (-0,3% su ottobre), mentre resta positivo, e superiore alla media, il divario dell’indice con novembre 2011 (+3,9%).
Non emergono variazioni mensili dei prezzi per le altre voci di costo. Gli sviluppi tendenziali appaiono però positivi per concimi e sementi, entrambi rincarati dell’1,7% sul novembre 2011, segnalando valori più elevati dell’1,3% su base annua anche per gli antiparassitari.
"Gli aumenti dei costi di produzione continuano a erodere i margini di redditività delle imprese agricole, che già lottano con pesanti oneri fiscali (Imu) e contribuitivi e con prezzi sui campi sempre meno remunerativi; tutto il 2012 è stato segnato dai continui rincari dei capitoli di spesa agricoli". Così la Cia, Confederazione italiana agricoltori commenta i dati diffusi dall’Ismea.
Oltre al “caro-energia” a spingere molto in alto i costi di produzione nel comparto, sottolinea la Cia, sono anche i rialzi dei mangimi oltre al +4,5% dei carburanti e al +4% dell’energia elettrica. "Tutte spese che vanno a incidere negativamente sui redditi degli agricoltori -osserva la Cia- tanto più in un anno come il 2012 in cui gelo polare, alluvioni e siccità estiva hanno aggravato la situazione del settore primario, causando danni enormi alle produzioni e alle campagne nazionali".
Ne consegue il calo netto degli utili aziendali in Italia: "Mentre in Germania e in Francia i redditi degli agricoltori sono cresciuti rispettivamente del 12% e del 14% nella media del 2012, secondo Eurostat, l’Italia si ferma a più 0,3%. Una sorta di “crescita zero” -conclude la Cia- che richiede un pronto intervento e misure adeguate a sostegno del settore".
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Fonte: Agronotizie