Una pasta di frumento che può mangiare anche chi soffre di celiachia senza avere controindicazioni? Grazie alla ricerca italiana del Centro di ricerca in cerealicoltura del Cra di Foggia, potrebbe essere possibile.
La cura per la celiachia potrebbe, infatti, arrivare dalle stesse specie di piante che sono responsabili della tossicità: si chiama decapeptide, ed è stato identificato all'interno di una varietà di frumento tenero.


 

La ricerca

 

Inizialmente i ricercatori del Cra-Cer hanno isolato il gene che codifica per il decapeptide contenente il motivo "Rpq" da una varietà di frumento tenero. Successivamente, i gruppi di Marco Silano (Istituto superiore di sanità) e Luigi Maiuri (Università degli Studi di Foggia) hanno dimostrato la capacità di questa molecola di contrastare l'effetto tossico del glutine sia in modelli in vitro che attraverso l'utilizzo della mucosa intestinale dei pazienti celiaci (ex-vivo), in grado cioè di riprodurre esattamente i meccanismi di tossicità del glutine. La ricerca dimostra che i frumenti, insieme al glutine, possono contenere anche molecole capaci di contrastare l'azione tossica del glutine stesso: si aprono dunque interessanti scenari per lo sviluppo di nuovi prodotti destinati ai celiaci.

 

I risultati della ricerca sono stati illustrati da Donatella Ficco del Cra–Cer al 56esimo convegno annuale della Società italiana di genetica agraria, tenutosi a Perugia nei giorni scorsi.

 

Attualmente, il principale ostacolo che i ricercatori stanno cercando di affrontare è legato al fatto che nella varietà in cui il decapeptide è stato identificato il rapporto tra il peptide protettivo e le proteine tossiche del glutine è sbilanciato a favore di queste ultime. Nel corso del convegno sono state presentate anche alcune possibili strategie per riequilibrare il rapporto ed annullare completamente l'effetto tossico. Ficco ha illustrato la possibilità di trasferire il decapeptide protettivo dalla varietà donatrice di frumento tenero ad una serie di varietà di frumenti antichi a ridotto carico tossico sfruttando la tecnica dell'incrocio tra piante. Il trasferimento è stato possibile utilizzando un marcatore molecolare a base di Dna - approccio non-Ogm -, in grado di garantire la selezione dei nuovi materiali. "In questo modo – ha spiegato ancora la ricercatrice – cerchiamo di riequilibrare il rapporto tra i peptidi tossici e quelli protettivi e di sviluppare nuove varietà e nuovi prodotti trasformati a base di frumento da destinare all'alimentazione dei celiaci".

 

I risultati presentati a Perugia sono stati oggetto di uno studio pubblicato dalla rivista Journal of cereal science Vol. 55, No. 2. (march 2012), pp. 234-242.