Momento sempre più critico per gli agricoltori, alle prese con il crescente divario tra gli indici dei prezzi dei prodotti acquistati, in continua crescita, e dei prezzi dei prodotti venduti, in calo.

I dati vengono dall'Istat, che sottolinea come l'andamento confermi il 'rallentamento' iniziato nei mesi precedenti.

 

I dati dell'Istat

Nei primi tre mesi dell'anno, infatti, è aumentato dell'1,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,8% rispetto allo stesso periodo del 2011.

Dal rapporto dell'Istat: "Tra i prodotti acquistati, i prezzi dei beni e servizi intermedi aumentano dell'1,8% rispetto al trimestre precedente e del 2,9% rispetto allo stesso periodo del 2011; quelli dei beni di investimento segnano un incremento congiunturale dell'1,2% ed una variazione tendenziale del 2,7%. 

Nel primo trimestre del 2012 l'indice dei prezzi dei prodotti venduti dagli agricoltori aumenta dello 0,3% sul trimestre precedente e del 2,0% rispetto allo stesso trimestre del 2011. La dinamica tendenziale degli indici mensili dei prezzi dei prodotti venduti dagli agricoltori mostra, a marzo, una diminuzione dello 0,3%, dopo l'elevato incremento fatto registrare a febbraio (+3,2%).

Rispetto al primo trimestre del 2011 nei primi tre mesi del 2012, fra i prodotti venduti dagli agricoltori, i prezzi dei prodotti vegetali registrano una diminuzione dell'1,5% e quelli degli animali e dei prodotti da animali un aumento del 7,5%".

 

Costi di produzione, +15% negli ultimi dieci anni

Confagricoltura e Confeuro confermano le difficoltà del primario italiano e, in particolare, delle piccole e medie aziende. L'aumento dei costi di produzione a carico degli agricoltori è stimato di oltre il 15% negli ultimi 10 anni.

"Si acuisce la crisi delle aziende agricole che non riescono a far quadrare i conti, con costi in aumento e ricavi inadeguati" commenta Confagricoltura, puntando il dito soprattutto sull'aumento dei costi di energia e lubrificanti (+13,3% su base annua) e delle sementi (+6,5%).

Anche la Cia - Confederazione italiana agricoltori ha sottolineato il peso del caro-carburanti, una vera mazzata soprattutto per i contoterzisti e chi ha serre, e ha chiesto al governo di intervenire.

"In questo contesto - ha spiegato la Cia - è sempre più indispensabile che il governo azzeri le accise sul gasolio agricolo" per le imprese, i cui bilanci sono sempre più gravati dalla "corsa frenetica dei costi produttivi e degli oneri contribuitivi". Una situazione spesso tragica, che ha portato alla chiusura di oltre 13mila imprese nei primi tre mesi del 2012.

 

Ma l'agricoltura non si arrende

"Anche se l'impennata degli oneri produttivi, contributivi e burocratici e i prezzi all'origine ancora non remunerativi rendono difficile l'attività imprenditoriale e pongono ostacoli - ha concluso la Cia - il settore è l'unico che cresce in termini di Pil".

"L'agricoltura - ha osservato la Confagricoltura - potrebbe fare da traino alla ripresa, ma servono interventi mirati che rimettano al centro le imprese".