Sono più le aziende agricole che chiudono, di quelle che nascono; in assoluto l'agricoltura è il settore produttivo che ha il saldo negativo maggiore (–13.335 unità). Lo sottolinea Confagricoltura, commentando i dati del Rapporto Unioncamere 2012.
"Il dato Unioncamere sul settore primario è in linea con una tendenza alla razionalizzazione che si registra da diversi anni, – commenta il presidente di Confagricoltura Mario Guidi - ma è anche il segno di una sofferenza in cui si trovano ad operare tante imprese agricole che non trovano margini di redditività".
Mario Guidi ricorda come "tutte le analisi qualitative fino ad oggi condotte tendano ad individuare un ristretto raggruppamento, di circa il 2% delle imprese esistenti in grado di generare massa critica. Si tratta di circa 30-32 mila imprese da cui deriva gran parte del fatturato, del valore aggiunto e dell'occupazione del sistema agricolo nazionale".
"Che la crisi faccia sentire i suoi effetti e aggravi la situazione è fuori discussione ed il dato Unioncamere sulla nascita e sulla chiusura delle aziende agricole lo conferma – commenta il presidente di Confagricoltura -. Non vorrei però che emergesse dalle analisi sulla crisi l'immagine di un'agricoltura che si arrende. Ci sono imprese agricole strutturate, moderne e competitive che hanno messo in atto, già da tempo, precise strategie per fronteggiare le criticità. Come è emerso nell'indagine che abbiamo svolto recentemente con il Censis, le imprese più evolute hanno adeguato gli impianti e le strutture produttive (il 75% delle aziende più evolute), ridefinito le politiche di vendita (59%), riorganizzato le procedure di lavoro (57,3%), individuato nuove produzioni e colture (51,7%), ridefinito le funzioni di vertice (30,3%). Solo il 3,7% del campione intervistato non ha apportato alcun cambiamento".
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Fonte: Confagricoltura