"Nel 2011 in Italia sono state chiuse circa 20mila aziende agricole". Lo sottolinea la Coldiretti, sulla base dei dati Movimpresa relativi al terzo trimestre 2011, in occasione della pubblicazione dell'ultimo rapporto dell'Osservatorio crisi d'impresa di Cerved Group.

Quello appena concluso è stato un trimestre difficile per le aziende italiane di tutti i settori: l'ondata dei fallimenti che ha colpito l'imprenditoria dall'inizio della crisi non si è arrestata nell'ultima parte del 2011, facendo registrare 3.500 procedure (+1,9% sul quarto trimestre 2010) e portando così il numero complessivo dei fallimenti aperti nell'anno oltre quota 12.000, con un incremento del 7,4% rispetto alle oltre 11.000 procedure riportate nel corso del 2010. E' il massimo registrato in un singolo anno da quando è stata riformata la disciplina fallimentare nel 2006.

Dal punto di vista territoriale, la crescita dei fallimenti osservata nel 2011 ha riguardato tutte le aree ad eccezione del Nord Est, in cui il numero delle procedure si è attestato sui livelli del 2010 (-0,3%). Nel Nord Ovest i fallimenti sono aumentati ulteriormente rispetto al livello già elevato del 2010 (+8,4%). L'incremento dei default nel Centro Italia (+9,5%) risente della cattiva performance del Lazio (+23,4%), mentre l'aumento delle procedure del Mezzogiorno è dovuto principalmente agli alti tassi osservati in Molise (+39,5%) e Campania (+29,6%).

 

Il problema dell'Imu

"Nel settore agricolo - fa notare la Coldiretti - operano 845mila imprese iscritte al registro delle Camere di Commercio, la cui competitività rischia tuttavia di essere fortemente compromessa dalle difficoltà determinate dagli effetti della manovra che, solo con l'Imu, costerà alle imprese agricole nel 2012 un miliardo di euro in più".

La nuova Imu, infatti, "avrà un impatto pesante su terreni agricoli e fabbricati rurali, dalle stalle ai fienili fino alle cascine ed ai capannoni necessari per proteggere trattori e attrezzi, andando a tassare quelli che sono, di fatto, mezzi di produzione per le imprese agricole - denuncia l'organizzazione agricola -. Per questo è necessaria una netta differenziazione del trattamento fiscale per chi il terreno lo usa per vivere e lavorare".