L'agricoltura italiana è la più vecchia d'europa. Per ogni imprenditore agricolo 'unger 35' ce ne sono ben 15 con più di 65 anni d'età. E' quanto emerge dai dati presentati a Bruxelles dall'Agia, l'Associazione giovani imprenditori della Cia, Confederazione italiana agricoltori, nel corso della conferenza "I giovani agricoltori per l'Europa del futuro" che si è tenuta nella sede del Cese. 

Secondo l'Agia, però, la colpa non è dei giovani che fuggono dai campi, anzi. L'assenza di ricambio generazionale è piuttosto la conseguenza diretta della 'corsa a ostacoli' che è oggi la nascita di un'impresa agricola nel Belpaese: scarsa mobilità fondiaria, barriere fiscali e burocratiche, difficoltà di accesso al credito e alti costi di avviamento. 

Tutti fattori che, per l'organizzazione dei giovani agricoltori della Cia, spiegano perché in Italia gli imprenditori "junior" nel settore sono solo il 2,9% del totale: una quota ancora molto lontana dalla media Ue del 6,1%. E anche se qualcosa finalmente si muove, nello stivale e in Europa, la situazione resta molto difficile. Tanto che in assenza di misure tempestive e di un reale cambio di rotta, l'agricoltura rischia davvero il "default". Perché non può sopravvivere per sempre se le nuove generazioni restano fuori dal mercato.   

Sono i giovani a modernizzare l'agricoltura, ha sottolineato l'Agia, e a renderla davvero multifunzionale. E questo nonostante i vincoli e il carico della  burocrazia italiana che certo non incoraggia a fare impresa

In questo contesto, si inserisce la norma contenuta nella legge di stabilità che prevede la vendita dei terreni demaniali, con diritto di prelazione per gli agricoltori con meno di 40 anni. Secondo l'Agia-Cia, si tratta di un provvedimento che va nella giusta direzione e che può dare risposte importanti a chi vuole intraprendere o continuare l'attività agricola. Ma è essenziale che il Mipaaf, di concerto con il ministero dell'Economia, proceda in tempi rapidi ai previsti decreti attuativi e poi che la vendita sia davvero a prezzi agevolati e con condizioni più favorevoli per gli "under 40". Serve quindi una procedura veloce e soprattutto trasparente, per favorire realmente i giovani evitando che nelle vendite s'inseriscano speculatori. 

"Anche a livello Ue - ha affermato il presidente della Cia, Giuseppe Politi - qualcosa si sta muovendo a sostegno degli agricoltori junior. Nella riforma della Pac post 2013 è positivo che sia stata accolta la proposta lanciata dai nostri imprenditori dell'Aia, poi fatta propria dal Ceja, di assegnare ai giovani un pagamento diretto aggiuntivo fino al 2% del budget nazionale. C'è bisogno, però, di alcune correzioni per garantire effettivamente un futuro di certezze agli agricoltori e in particolare a chi ha meno di 40 anni". Secondo Politi, per esempio, "andrebbe sicuramente aumentato il plafond a disposizione dei giovani. Inoltre ci sembrano assolutamente poco comprensibili i limiti relativi alla superficie, soprattutto per gli Stati come l'Italia che hanno una piccola maglia poderale".