E’ crisi per il settore dell’ortofrutta estiva, in particolare quello delle pesche e nettarine.
E’ quanto affermano gli agricoltori della Coldiretti, che con un blitz nei giorni scorsi hanno scaricato tonnellate di pesche davanti alla sede della Regione Emilia-Romagna. Le cause?
Bassi prezzi di conferimento, l’anticipo della maturazione, l’accavallamento di diverse aree di produzione e il calo dei consumi (dovuto anche agli effetti della psicosi dell’Escherichia coli). Ulteriore difficoltà si è avuta con la mancata firma da parte della Gdo dell’accordo interprofessionale per la campagna di raccolta 2011.
“Nel nostro paese - spiega Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo - i rapporti tra mondo agricolo e Grande distribuzione organizzata sono sempre di più sbilanciati a favore di quest’ultima, a discapito dei produttori. In un simile scenario appare indispensabile scrivere una pagina nuova creando nuovi criteri e regole più eque, allo scopo di redistribuire il valore in modo più equilibrato e dare ai produttori quanto è dovuto. E’ quindi necessario siglare un nuovo accordo sull’esempio di Francia e Spagna”.
La mancata sottoscrizione dell’accordo interprofessionale da parte della Gdo per la campagna 2011 delle pesche e nettarine appare quindi come un’occasione mancata.
“Per cercare di arginare la grave crisi che si è abbattuta sul settore ortofrutticolo nel nostro Paese - spiega Raffaele Drei, presidente di Agrintesa - è necessario seguire una strategia di autoregolamentazione del comparto. Occorre una forte reazione del sistema Italia per sostenere le imprese più penalizzate. Il non raggiungimento dell’accordo interprofessionale non fa che rendere ancora più complicata la situazione. L’Italia è tra i maggiori produttori di ortofrutta a livello mondiale e il secondo produttore di pesche e nettarine dopo la California. A questo punto riteniamo sia indispensabile un intervento urgente del ministero nelle sedi europee per attivare in tempi rapidissimi un regolamento di ritiro straordinario di prodotto”.
Per cercare di scongiurare questa situazione sono state applicate alcune misure che hanno lo scopo di arginare la situazione. Da lunedì 11 luglio si può ricorrere al ritiro dal mercato d’importanti quantitativi di prodotto da destinare alla produzione di energia, al compostaggio o in alcuni casi alla beneficienza.
“Nei giorni scorsi - spiegano Terremerse e Op Pempacorer in una nota - abbiamo destinato in beneficienza una parte della produzione peschicola ritirata. Nella mattinata di giovedì 14 luglio altre pesche sono state sacrificate in biodigestori per la produzione di energia e di compost.
La distruzione del prodotto non è la soluzione del problema; un problema nato sommando ad antiche carenze strutturali e al calo dei consumi una serie di sfavorevoli e pesanti fattori congiunturali, fino a determinare l’attuale situazione di insostenibilità del mercato. Nelle opportune sedi stiamo cercando di ottenere da parte della Ue un adeguamento del prezzo di ritiro e dei volumi ammissibili, oltre che nuove regole per avere maggior trasparenza nel rapporto con la distribuzione. Attualmente il ricorso al ritiro dei prodotti dal mercato è in gran parte a carico dei produttori e delle loro organizzazioni, che si accollano questo ulteriore sacrificio per tentare in extremis di contribuire a tonificare un mercato altrimenti non più sostenibile”.
“Siamo preoccupati della difficile situazione - commenta Mario Tamanti, direttore di Apofruit - e stiamo cercando di mettere in atto tutte le soluzioni possibili. Grazie, tuttavia, all’organizzazione della nostra struttura il prodotto dei nostri soci sta trovando collocazione sul mercato e registriamo stock regolari. Teniamo a sottolineare che le quantità di prodotto destinato ai ritiri dal mercato rappresentano una quota marginale dei volumi conferiti dai soci”.