Luglio, agosto e ora anche settembre. Tre mesi durante i quali il mercato dei suini da macello ha continuato a registrare prezzi in aumento, contribuendo a migliorare il bilancio degli allevamenti.

La conferma arriva dalle analisi del Crefis, il Centro per le Ricerche Economiche sulle Filiere Sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.

 

Restano tuttavia difficoltà per altri segmenti degli allevamenti a ciclo aperto, come pure per la macellazione. Andamento altalenante per i prosciutti. Ma andiamo con ordine entrando nel dettaglio delle singole fasi.


Gli allevamenti

A settembre la redditività dell'allevamento suinicolo italiano a ciclo chiuso ha registrato un ulteriore incremento, segnando +2,2% rispetto ad agosto.

Il miglioramento è stato sostenuto dall'aumento dei prezzi dei suini da macello pesanti destinati alla produzione di prosciutti Dop, saliti a 2,183 euro/chilogrammo (+2,5% su base mensile), fattore che ha compensato la leggera ripresa dei costi di alimentazione durante il periodo di ingrasso.

Nel confronto con lo stesso mese del 2024, quando la redditività raggiunse valori record, la redditività risulta inferiore del 5,4%.

 

Nella sola fase d'ingrasso si rileva invece una lieve flessione: la redditività, sempre nel periodo preso in esame, è scesa dell'1,5% rispetto ad agosto.

L'aumento del prezzo dei suini da macello non è stato sufficiente a bilanciare i maggiori costi di acquisto dei capi da 40 chilogrammi e il rincaro dei mangimi.

Il confronto tendenziale è però positivo e pari a +1,7%.

 

Sempre a settembre la fase di scrofaia ha segnato un nuovo arretramento (-1,2% su base mensile), un andamento sfavorevole che si ritrova anche nel confronto annuo (-9,3%).

A incidere negativamente è stato soprattutto il calo delle quotazioni dei suini da allevamento di 7 chilogrammi, scesi a 64,100 euro/capo (-1,5% rispetto ad agosto, -8,6% su base annua).

 

In diminuzione anche la redditività della fase di svezzamento, che ha segnato un calo del 2,7% rispetto ad agosto.

Il minor costo sostenuto per l'acquisto dei suinetti a inizio ciclo produttivo non ha controbilanciato la riduzione dei prezzi dei suini da allevamento di 40 chilogrammi, scesi, del 6,6% a 3,107 euro/chilogrammo.

Nonostante lo sfavorevole andamento congiunturale della redditività, il dato relativo al confronto annuo rimane ampiamente favorevole (+10,5%).


La macellazione

Per quanto riguarda il comparto della macellazione, in settembre, si evidenzia una contrazione della redditività del 2,9% rispetto ad agosto e del 3,3% rispetto all'anno precedente.

 

L'aumento del costo dei suini da macello non è stato compensato dall'andamento dei prezzi dei principali tagli, che ha mostrato segni contrastanti: le cosce fresche pesanti destinate a produzioni Dop hanno raggiunto 5,987 euro/chilogrammo con un aumento del 3,4% su base mensile, (-4,8% su base annua), mentre quelle destinate a produzioni non tipiche sono salite a 5,197 euro/chilogrammo (+3,8% rispetto ad agosto, +1,9% su base tendenziale).

 

In forte flessione, invece, le quotazioni dei lombi: il taglio Padova è sceso a 4,300 euro/chilogrammo (-12,2% su base mensile) e il taglio Bologna a 4,100 euro/chilogrammo (-5,7% il dato congiunturale ), con variazioni annue rispettivamente pari a -12,2% e -17,6%.


La stagionatura

Nel segmento della stagionatura dei prosciutti, settembre ha segnato un andamento differenziato: la redditività delle produzioni Dop stagionate 12 mesi ha subìto una leggera flessione, mentre è aumentata quella dei prosciutti pesanti non tutelati.

 

La differenza di redditività resta a vantaggio delle produzioni Dop (+3%), pur riducendosi ulteriormente.

Sul fronte dei prezzi, il Prosciutto di Parma stagionato 12 mesi ha registrato un lieve rialzo congiunturale (+0,9%), raggiungendo i 10,825 euro/chilogrammo (+3,7% su base annua).

In calo, invece, le quotazioni dei prosciutti pesanti non tipici, scese a settembre dell'1,8% per un valore di 8,150 euro/chilogrammo (-5,2% rispetto a settembre 2024).