L'assedio della peste suina africana sembrava essersi allentato, tanto che le autorità comunitarie avevano ridotto le misure di contenimento scattate dopo la comparsa della malattia in allevamenti di suini in provincia di Pavia e di Piacenza, dei quali anche AgroNotizie® si era occupata.
Nuovi episodi della malattia negli allevamenti di suini non si sono manifestati, ma desta preoccupazione il nuovo caso della virosi rinvenuto a Mombaruzzo in provincia di Asti.
Si tratta del primo caso in questa provincia che pur riguardando i cinghiali allarga i confini dell'area di attenzione.
La diffusione
Come segnala l'Istituto Zooprofilattico del Piemonte, questo nuovo episodio si accompagna ai recenti ulteriori focolai della malattia riscontrati fra Piemonte e Liguria.
Salgono così a 1.207 i positivi riscontrati nella popolazione selvatica di queste due regioni, dopo i primi episodi di oltre due anni fa.
In Liguria il totale dei casi sale così a 638 e in Piemonte a 568, coinvolgendo nell'insieme 128 comuni.
I focolai di peste suina africana in Piemonte e Liguria al 14 gennaio 2024
(Fonte: Istituto Zooprofilattico del Piemonte)
Attenti all'import
L'allargarsi dell'area interessata alla peste suina africana è così al centro delle preoccupazioni della filiera suinicola per il possibile ingresso del virus in un allevamento, a dispetto delle misure di biosicurezza.
Tanto più che in questi giorni Vincenzo Caputo, commissario straordinario alla peste suina africana, intervenendo in Commissione Agricoltura alla Camera ha evidenziato le responsabilità delle importazioni nella diffusione del virus.
Su prodotti falsamente etichettati e provenienti dall'Est Europa e dalla Cina i servizi veterinari hanno verificato la presenza del virus.
Questo spiega anche come il virus si sia presentato con focolai fra loro a grande distanza, come nei casi di Roma o di Reggio Calabria.
Ora il Ministero della Salute ha disposto controlli coordinati a livello nazionale per verificare la presenza presso gli esercizi di vendita di prodotti etnici di alimenti non in regola.
Controlli serrati
La malattia, che ricordiamo non colpisce l'uomo ma è letale per i suidi, può facilmente trasmettersi con alimenti o con i loro scarti infetti.
L'intenso import anche di generi alimentari che si realizza a Genova grazie alla presenza del porto, spiegherebbe l'iniziale diffusione del virus fra Liguria e Piemonte.
Ora saranno intensificate le azioni di controllo su questa via di diffusione della malattia, mentre aumenta l'attenzione sui focolai in atto.
Scenderanno in campo anche le forze armate che metteranno a disposizione 250 persone addestrate per questa emergenza.
Tempi lunghi
Servirà comunque tempo per sconfiggere il virus della peste suina africana.
A detta del commissario Caputo saranno necessari almeno cinque anni per vedere risultati efficaci.
In questo lasso di tempo saranno attuate le necessarie misure di contenimento dell'infezione, assicurando al contempo l'assenza di maltrattamenti qualora si rendano necessari abbattimenti.
Come pure la messa a punto di sistemi di cattura dei selvatici in estrema sicurezza e il loro possibile avvio alla trasformazione alimentare.
AgroNotizie® è un marchio registrato da Image Line® Srl Unipersonale