A dispetto della flessione dei prezzi registrata per i suini pesanti, l'indice di redditività dell'allevamento suinicolo continua a essere positivo anche a novembre.

La conferma arriva dalle analisi del Crefis, il Centro per le Ricerche Economiche sulle Filiere Sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.

 

Il ciclo chiuso

La variazione congiunturale relativa al ciclo chiuso mostra un aumento della redditività del 3,4% e la variazione tendenziale segna +52,6%.

Il dato è da attribuire all'andamento favorevole dei costi per l'alimentazione dei suini e nonostante il calo dei prezzi dei capi da macello pesanti che, sempre in novembre e per la tipologia destinata al prodotto tutelato, sono scesi dello 0,5% mese su mese, scendendo a 2,311 euro/chilogrammo.

Resta comunque fortemente positiva la variazione dei prezzi rispetto allo scorso anno: +13%.

 

Il ciclo aperto

In miglioramento la redditività a novembre anche della fase di svezzamento nel ciclo aperto che cresce a livello mensile dell'8%, sorretta dall'aumento dei prezzi dei suinetti da 7 chilogrammi quotati 74,590 euro/capo (+5,5% rispetto al mese precedente e +29,9% rispetto al 2022) e dal ribasso dei costi alimentari.

Sempre per ciò che concerne la redditività, resta molto favorevole anche la variazione tendenziale: +61,4%.

 

Come nel recente passato, anche a novembre la redditività della fase di accrescimento risulta invece in calo congiunturale dell'1,4% (ma +5,5% il dato tendenziale).

A pesare è stata la flessione delle quotazioni dei capi da 30 chilogrammi (-3% a novembre per un valore di 3,824 euro/chilogrammo) e l'aumento del prezzo dei suinetti acquistati a inizio ciclo di lavorazione.

Migliora, infine, a novembre la redditività della fase di ingrasso che mostra un indice Crefis a +1,6% su base mensile e +22,1% su base annuale.

 

La macellazione

Sempre nel periodo preso in esame il mercato della macellazione si mostra composito, con i prezzi delle cosce fresche della tipologia pesante destinate a prodotto Dop saliti dello 0,1% rispetto al mese scorso e giunti a una quotazione di 6,160 euro/chilogrammo. Positivo anche il raffronto con i valori dello scorso anno e pari a +5,7%.

Per le cosce fresche destinate a prodotto generico, invece, la quotazione di novembre è in calo congiunturale dello 0,1% per un valore raggiunto di 5,100 euro/chilogrammo. Anche in questo caso la variazione tendenziale resta però positiva (+1,2%).

 

Per quanto riguarda i lombi le quotazioni risultano in calo mese su mese per entrambe le tipologie di taglio: il lombo taglio Padova perde il 2,8% rispetto a ottobre segnando un prezzo di 4,640 euro/chilogrammo, mentre il prezzo del taglio Bologna scende del 7,8% raggiungendo un valore medio di 4,540 euro/chilogrammo.

Nonostante il momento di flessione le variazioni tendenziali restano favorevoli e pari rispettivamente a +19% e +16,4%.

Migliora leggermente, a livello congiunturale, la redditività del comparto che in novembre cresce dello 0,8%, pur rimanendo al di sotto dei valori dello scorso anno (-0,8%).

 

La stagionatura

Per ciò che concerne il mercato della stagionatura le quotazioni, a novembre, risultano ferme sia per il prodotto tutelato che per quello generico. In dettaglio, il prezzo del Prosciutto di Parma stagionato 12 mesi è risultato stabile a 10,600 euro/chilogrammo mentre la quotazione del prodotto generico è ferma a 8,600 euro/chilogrammo.

Il confronto con i prezzi del 2022, tuttavia, è positivo per entrambe le tipologie di prosciutto: +1,2% per il Dop e +17% per il prodotto non tutelato.

 

La redditività del comparto a novembre rivela una situazione disomogenea, con il Prosciutto di Parma che mostra un cedimento congiunturale dello 0,7% mentre il prodotto generico aumenta del 2,2% mese su mese e del 4,1% a livello tendenziale.

Ciononostante, il valore del differenziale di redditività tra le due tipologie di prodotto resta a favore del Dop (+8,9%) anche se la distanza si sta assottigliando.