In Campania e non solo si ventila la possibilità di un imminente taglio dei prezzi del latte alla stalla, ma prima ancora che possa essere formalizzata una richiesta in tal senso arriva il secco no di Coldiretti Campania, che affida l'altolà ad una dura nota stampa, nella quale parla il direttore regionale dell'Organizzazione, Salvatore Loffreda. Per la Campania, in base ai dati di Coldiretti Campania, il prezzo minimo del latte vaccino alla stalla nel 2023 è sopra i 64-65 centesimi di euro al litro, mentre il prezzo al supermercato svetta intorno ai 2 euro al litro.

 

Un primo campanello d'allarme per una imminente riduzione - per altro di livello nazionale - giunge proprio dal report trimestrale AgriMercati di Ismea che, a proposito del settore lattiero caseario, nel registrare un rallentamento delle dinamiche dei prezzi a livello internazionale, a causa di una maggiore produzione nell'emisfero boreale, sottolinea come: "A livello nazionale, le consegne di latte sono ancora in forte diminuzione come conseguenza di costi di produzione ancora molto elevati. I prezzi alla stalla risultano ancora assestati su valori molto elevati, ma le quotazioni cedenti del latte spot sulla scia delle dinamiche continentali delle principali commodity casearie lasciano intendere per i prossimi mesi un cambio di rotta".

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Considerazioni sicuramente note ai principali imbottigliatori di latte vaccino, tutti con una forte presenza in Campania - da Parmalat a Newlat Food - e pronta la presa di posizione di Coldiretti regionale: "I costi dell'energia non corrono più, ma c'è chi continua a minacciare tagli agli allevatori per l'acquisto del latte alla stalla. Scenderemo sul piede di guerra se qualcuno proverà a rinegoziare il prezzo del latte alla stalla, anche solo di un centesimo". Il direttore di Coldiretti Campania, Salvatore Loffreda, avvisa così le industrie alimentari e i caseifici che acquistano latte dagli allevatori di bovini da latte campani.


"Non c'è ad oggi alcuna giustificazione - sottolinea Salvatore Loffreda - che possa indurre a modifiche unilaterali del prezzo del latte alla stalla da parte degli acquirenti. Se in altre regioni si svolgono trattative in tal senso, invito gli allevatori a tenere conto che i rapporti contrattuali vanno costruiti sul nostro territorio e non a mille chilometri di distanza".

 

Il direttore di Coldiretti Campania inoltre propone una riflessione: "Se il prezzo al consumo non è variato e se i costi scendono, non ci sono elementi oggettivi per alcun taglio alla stalla. Pertanto invitiamo gli allevatori a non accettare prezzi inferiori a quelli concordati e soprattutto a pretendere la sottoscrizione di contratti di filiera con tutti i crismi".


Alla luce del vademecum pubblicato da Ismea sulla metodologia per il monitoraggio dei costi di produzione del latte bovino - precisa Coldiretti Campania - la vendita del latte alla stalla, come previsto dal Decreto Legislativo 198/2021 in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese della filiera, deve essere disposta attraverso contratti informati a principi di trasparenza e correttezza, proporzionalità. Tra i requisiti essenziali c'è pertanto la forma scritta, oltre alla previsione di condizioni contrattuali con il divieto di scendere sotto ai costi di produzione. Il costo totale di produzione di un litro di latte è la somma di due componenti: costi diretti e costi indiretti.

 

I costi diretti sono calcolati mensilmente e comprendono: la manodopera, l'alimentazione degli animali, l'energia, le spese veterinarie, la manutenzione di macchine e attrezzature della stalla.

 

I costi indiretti comprendono gli ammortamenti dei fabbricati, il fitto dei terreni, gli interessi sul capitale agrario (bestiame e scorte), le assicurazioni e altre spese amministrative.

 

Questo articolo è stato modificato il 14 giugno 2023: i dati sono stati indicati da Coldiretti Campania, non da Ismea