Il Parlamento Europeo fa marcia indietro e insiste nel voler trattare gli allevamenti di bovini al pari delle industrie inquinanti. Ma veniamo ai fatti. 
Lo scorso 25 aprile la Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo aveva deciso di escludere gli allevamenti di bovini dalla revisione della direttiva emissioni industriali.

Come spiegato da AgroNotizie, una scelta motivata dall'impegno del settore zootecnico nel ridurre le emissioni inquinanti.

 

Inutile allora vessare inutilmente gli allevamenti imponendo loro misure che penalizzano la produzione.

Sulla scorta di questa decisione gli allevatori di bovini avevano tirato un sospiro di sollievo in attesa del pronunciamento finale, atteso per la fine di luglio.

Si era certi che la Commissione Ambiente, che ancora non si era espressa su questa materia, non avrebbe contraddetto i colleghi dell'Agricoltura.


Il voto

Nella riunione del 24 maggio la Commissione Ambiente si è espressa a favore dell'estensione della direttiva sulle emissioni agli allevamenti di bovini di dimensione superiore ai 300 capi adulti (Uba - Unità bestiame adulto).

Come se non bastasse ha ridotto a 200 Uba il numero di suini sopra i quali estendere i vincoli della direttiva e cosa analoga ha fatto per gli avicoli.

Poco conta che questa decisione sia passata per un solo voto.

Sulla decisione finale del Parlamento, atteso per metà giugno, questo parere finirà per pesare.


Le contraddizioni 

Inasprire i vincoli per gli allevamenti, includendo anche i bovini, ha il sapore della beffa per la zootecnia italiana, fra le più virtuose nella Ue nel ridurre il suo impatto ambientale.

Se a livello europeo il contributo della zootecnia sulle emissioni complessive di CO2 si colloca fra il 7 e il 10%, nel caso dell'Italia si scende ad appena il 5%.

Ed è curioso notare come questa riduzione sia il merito di soluzioni di allevamento di precisione, erroneamente definito come intensivo.

Il decisore europeo lo ignora, tanto che la Commissione Ambiente esclude dalla direttiva gli allevamenti estensivi, che per unità di prodotto possono avere un impatto superiore a quello degli allevamenti protetti.


Dibattito aperto

Sul voto della Commissione Ambiente si è aperto un forte dibattito che ha visto protagonisti i rappresentanti delle Regioni Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna, che hanno espresso le loro preoccupazioni per le conseguenze dell'eventuale approvazione della direttiva con le modifiche così proposte.

 

Critica anche la posizione delle organizzazioni agricole. La Cia ribadisce come il voto della Commissione Ambiente non tenga conto dei risultati ottenuti sul contenimento delle emissioni da parte dei nostri allevamenti.
Posizione analoga è quella di Copa Cogeca, che ha ribadito come l'estensione della direttiva alla maggior parte delle aziende zootecniche europee avrebbe conseguenze insostenibili per i produttori.

Per di più la direttiva, già in vigore dal 2010 per altri settori, ha dimostrato i suoi limiti in termini di onerosità.

 

Un po' di ottimismo

In attesa che questa vicenda giunga a conclusione, ricordiamo che Paolo De Castro, noto parlamentare europeo e profondo conoscitore dei temi agricoli, si dice ottimista sull'esito finale, partendo dalla constatazione che l'esclusione dei bovini dalla direttiva emissioni non è passata per un solo voto.

"Il risultato - afferma De Castro - fa ben sperare per il voto finale nella plenaria di luglio".

E conclude affermando: "Continuiamo a lavorare per evitare che le nostre stalle siano paragonate a ciminiere".