Marzo si è chiuso per gli allevamenti di suini con un ulteriore aumento della redditività.

La conferma arriva dal Crefis, il Centro per le ricerche economiche sulle filiera sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.

L'indice Crefis per il ciclo chiuso segna infatti +8,8% su base congiunturale e +18,5% su base tendenziale.

 

Alla base di questo andamento del comparto è la concomitante azione del rallentamento dei costi delle principali materie prime alimentari e l'aumento dei prezzi dei suini da macello.

Sul fronte del mercato, infatti, il prezzo degli animali da macello destinati al circuito tutelato è salito del 7% rispetto al mese precedente raggiungendo i 2,191 euro/kg, i valori più alti di sempre. Anche la variazione tendenziale risulta positiva (+41%).

 

Il ciclo aperto

Per quanto riguarda le fasi dell'allevamento a ciclo aperto, a marzo l'indice di redditività elaborato da Crefis per lo svezzamento ha segnato variazioni positive sia su base mensile (+4%) che annuale (+7,8%).

D'altro canto, la quotazione dei suinetti da 7 kg è salita del 2,5% rispetto al mese precedente arrivando a 70,13 euro/capo; che si traduce in +17,2% anche a livello tendenziale.

 

La successiva fase dell'accrescimento mostra anch'essa, sempre nel mese di marzo, una dinamica positiva della redditività che a livello congiunturale sale del 7% e su base tendenziale del 18,1%, grazie all'aumento delle quotazioni dei suini da 30 Kg che hanno raggiunto i 4,366 euro/kg (+10,9% mese su mese e +39,2% rispetto allo stesso mese del 2022) compensando la maggior spesa per l'acquisto dei suinetti a inizio del ciclo produttivo.
Buono il momento anche per la fase di ingrasso, tanto che l'indice Crefis di redditività è in crescita a livello congiunturale dell'8,1% e del +15,4% a livello tendenziale.

 

La macellazione

In marzo i prezzi dei tagli di carne hanno evidenziato un andamento favorevole: i prezzi delle cosce fresche destinate a produzioni tipiche della tipologia pesante, ad esempio, sono arrivati a 6,210 euro/kg (+2,1% la variazione mese su mese); anche il confronto con le quotazioni del 2022 è risultato positivo e pari a +19,7%.

Similmente, per gli atri tagli di carne le quotazioni sono risultate in ascesa: il prezzo del lombo Taglio Padova è salito a 4,625 euro/kg (+14,2% la variazione congiunturale) mentre il Taglio Bologna ha raggiunto i 4,375 euro/kg (+8,7%).

Le variazioni tendenziali restano positive per entrambi i prodotti: +13,5% e +11,5%, rispettivamente.

 

Nonostante il buon andamento del mercato, sempre in marzo, la redditività del comparto è stata sfavorita dagli alti costi di approvvigionamento dei capi da macello pesanti che hanno toccato i livelli di prezzo più alti mai registrati.

L'indice di redditività, quindi, risulta in calo sia a livello congiunturale (-11,8%) che, ancor più, a livello tendenziale (-15%).

 

La stagionatura

Con riferimento al comparto della stagionatura del prosciutti crudi, e sempre nel periodo considerato, si registra un aumento delle quotazioni dei prodotti stagionati sia Dop che generici.

Il Prosciutto di Parma stagionato 12 mesi della tipologia pesante mostra una quotazione di 10,700 euro/kg (+2,1% rispetto a febbraio e +11,3% rispetto a marzo dello scorso anno), mentre il prosciutto non tipico, sempre della tipologia pesante, ha quotato 7,890 euro/kg ovvero il 3,8% in più del mese precedente.

Anche la variazione tendenziale risulta positiva e pari al 22,2%.

 

Considerando la redditività, si nota che in marzo gli indici dei prodotti tornano a salire a livello congiunturale, ma mantengono le variazioni tendenziali ancora negative.

Specificamente per il Prosciutto di Parma pesante stagionato 12 mesi il prezzo di marzo ha consentito di coprire i costi, mantenendo positiva, anche se debolmente (+0,1%), la variazione della redditività rispetto al mese precedente.

Il dato tendenziale, come dicevamo, resta invece negativo: -14,6%.
L'indice di redditività del prosciutto generico, sempre della tipologia pesante, a marzo migliora del +3,3% ma, anche in questo caso, il raffronto con le quotazioni del 2022 è negativo e pari a -1,6%.
Il differenziale di redditività tra il prodotto pesante tutelato e quello generico, sebbene continui ad assottigliarsi, rimane a favore del prosciutto Dop: +27,9%.