Sardegna in subbuglio per la discussione apertasi in seno al Consorzio di Tutela del Pecorino Romano Dop sulle modifiche al disciplinare di produzione. In particolare viene valutata dal Consorzio la proposta di consentire l'utilizzo di un 10% di latte proveniente da pecore di razza diversa dalle autoctone della Sardegna, della provincia di Grosseto e del Lazio: l'areale di produzione sancito come area d'origine nel disciplinare. Questo almeno stando a indiscrezioni trapelate dallo stesso Ente di Tutela. Ma a ben vedere ancora oggi il Disciplinare di Produzione prevede semplicemente l'utilizzo di latte di pecora proveniente dall'area di origine, senza neppure menzionare le razze autoctone: la Sarda e la nera di Arbus per il territorio dell'Isola, e per le produzioni del continente la Vissana, la Sopravissana e la Maremmana.

Elemento che ha fatto suonare rapido il campanello d'allarme e ha provocato la dura reazione di tutte le organizzazioni agricole dell'Isola: contrarie, anche se con sfumature diverse e a partire da analisi di contesto lievemente differenti. Coldiretti Sardegna è per un no secco e deciso alle non autoctone e rivendica a sé, invece, di aver proposto prima di altri di inserire nel disciplinare di produzione le razze di pecora ammesse autoctone.

Confagricoltura Sardegna, Cia Sardegna e Copagri Sardegna, in un documento unitario, sostengono di essere favorevoli all'indicazione delle razze autoctone nel disciplinare, ma sull'eventuale provenienza di latte da pecore di altre razze chiedono che venga considerato "accidentale" e in una percentuale definita "minima". Anche se, di razze non autoctone allevate in Sardegna, a fronte di 3 milioni circa di capi allevati, ve ne sarebbero si e no circa 2mila, stando a quanto rileva AgroNotizie. Il problema - secondo le organizzazioni - è la percentuale massima ammissibile elevata: il10% aprirebbe la porta a possibili eccessivi incrementi di produzione lattiera, con ricadute negative sul prezzo del latte all'ovile di certo non benvenute.


Coldiretti, primi a proporre le razze autoctone nel disciplinare

"Stentiamo a comprendere le motivazioni che hanno portato il Consorzio di Tutela del Pecorino Romano ad aprire la discussione all'interno della propria assemblea sulla opportunità di consentire, nella misura del 10%, la produzione del Pecorino Romano Dop anche con latte di pecora di razze diverse da quelle autoctone presenti storicamente nei territori di produzione che sono la Sardegna, il Lazio e la provincia di Grosseto - è scritto in una nota di Coldiretti Sardegna, che si interroga sul motivo di tale ipotesi: "Chi ha aperto questa discussione e come mai visto che tra i pastori c'è una diffusa e radicale contrarietà? Come mai, gli aspetti di produzione del latte su cui i pastori sono manifestamente contrari interessano il mondo della trasformazione? Se la proposta non viene da chi produce il latte, perché chi lo trasforma vuole che gli stessi pastori lavorino con altre razze di pecore? Se il Consorzio rappresenta tutta la filiera produttiva perché non rispetta la manifesta contrarietà di tutti i pastori?".

Coldiretti Sardegna sottolinea inoltre: "l'abbiamo detto anche pubblicamente in tempi non sospetti, riteniamo che il latte destinato alla produzione del Pecorino Romano Dop debba essere quello munto dalle pecore delle razze autoctone nei territori di produzione e dunque per la Sardegna quelle di razza sarda, compresa la nera di Arbus".

"Visto che si è aperta la discussione - evidenzia il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cuabu - il momento è anzi opportuno per integrare il disciplinare di produzione specificando anche le razze autoctone dalle quali deve provenire il latte destinato al Pecorino Romano Dop".

"Questa proposta ci appare alquanto fuori luogo e tempo - afferma il presidente di Coldiretti Sardegna -. Già dagli anni scorsi, anche durante incontri pubblici, come per esempio a Banari, dove erano anche presenti dei dirigenti del Consorzio di Tutela del Pecorino Romano, manifestai la nostra posizione al riguardo, dicendo che pur nel rispetto e nella libera scelta imprenditoriale di investire nell'allevamento di razze di pecore diverse da quella sarda, il Pecorino Romano Dop debba essere prodotto esclusivamente con quello delle razze autoctone dei territori indicati nel Disciplinare di Produzione, mentre l'altro deve essere destinato ad altri tipi di formaggio".

Coldiretti Sardegna, oltre alla critica nel merito della proposta, sottolinea che c'è un problema di metodo adottato per questa che per ora sembra essere solo una discussione: "una decisione così importante non può essere presa nell'assemblea del Consorzio del Pecorino Romano dai soli delegati, ma gli stessi devono avere delega specifica da tutti i pastori convocando preventivamente tutte le assemblee delle cooperative".

"Sono decisioni che richiedono la massima trasparenza e condivisione - prosegue il direttore di Coldiretti Sardegna, Luca Saba - in cui è importante capire lo scopo di questa proposta, visto che uno dei problemi principali che viene spesso individuato unilateralmente dal mondo della trasformazione come causa del crollo del prezzo del Pecorino è la sovrapproduzione di latte; dunque si accusano, quasi sempre a sentimento e senza un dato che lo dimostri, gli allevatori, gli stessi che oggi sono contrari a questa decisione. Includere altre razze, estranee a quelle autoctone, anche con un generico 10% apparentemente minoritario e insignificativo, aprirebbe porte sconosciute e pericolose che potrebbe infine accrescere i litri di latte da trasformare in Pecorino Romano".


Confagricoltura, Cia e Copagri, inserire nel disciplinare le razze autoctone

È una presa di posizione unanime e condivisa quella lanciata da Confagricoltura, Cia e Copagri Sardegna sulla modifica al disciplinare di produzione del Pecorino Romano Dop riguardante, al momento, l'aspetto specifico sulla tipologia delle razze ovine allevate nelle tre aree di produzione: Sardegna, Lazio e provincia di Grosseto. Le organizzazioni di categoria si sono dichiarate "favorevoli all'indicazione delle razze autoctone nel disciplinare dell'eccellenza casearia nostrana, affinché il Pecorino Romano possa essere prodotto solo con latte proveniente da razze storiche".

Secondo Confagricoltura, Cia e Copagri "Oltre alla limitazione geografica per la produzione è necessario puntare dunque sulla definizione delle razze per tutelare la tipicità e l'unicità del Pecorino Romano che già oggi è aggredito da imitazioni e contraffazioni e dalla concorrenza di prodotti succedanei provenienti da altri Paesi europei: Francia, Spagna, Grecia e Bulgaria".

Ma le caratteristiche peculiari del Pecorino Romano sono dovute alla modalità di allevamento e a ciò che mangiano gli animali, poiché il latte prodotto deriva dai tipici pascoli naturali sardi. "Se si vuole quindi mantenere un legame con il territorio è necessario conservare queste caratteristiche. I consumatori, oggi, sono sempre più attenti all'aspetto del benessere animale, all'alimentazione e alla tipicità del prodotto e dunque alle caratteristiche che lo legano al pascolo".

Secondo le tre organizzazioni, pertanto, "bisogna puntare sulla relazione tra territorio e modalità di allevamento che portano al prodotto finito, magari evidenziando queste informazioni nelle etichette di vendita dei formaggi".

Attualmente in Sardegna, con circa 3 milioni di capi ovini allevati, vengono prodotti quasi 320milioni di litri di latte, di cui 200milioni sono destinati alla trasformazione in Pecorino Romano. Vi è perciò latte a sufficienza per la produzione di questo tipico formaggio "la cui crescita non può essere incontrollata - sottolineano ancora Confagricoltura, Cia e Copagri Sardegna - perché "La storia produttiva di tale eccellenza casearia ovina dice che ogni volta che l'offerta si è discostata in termini significativi dalla domanda, il prezzo del formaggio è calato, trascinando conseguentemente al ribasso anche quello del latte alla produzione pagato ai pastori. Oggi, tra l'altro, non esiste un Piano di Regolazione dell'Offerta, pertanto, è necessario in questo momento un maggiore controllo delle produzioni e un tetto di autoregolamentazione".

Alla luce di questa situazione generale, Confagricoltura Sardegna, Cia Sardegna e Copagri Sardegna ritengono che "possa essere prevista una fisiologica tolleranza accidentale di latte proveniente da altre razze, in una minima percentuale indicata dall'assemblea dei soci del Consorzio, in modo da tutelare le caratteristiche peculiari del Pecorino Romano Dop e le tradizionali modalità di allevamento con tutte le implicazioni sociali, culturali e paesaggistiche che questo comporta".