I bovini in Europa
Le rilevazioni di mercato della Commissione europea mettono in evidenza le buone performance delle carni bovine che nella prima settimana di novembre continuano a segnare aumenti anche significativi.
In particolare i prezzi della carne recuperano fra il 2% e il 4% rispetto a ottobre.
Importante il differenziale con l'anno precedente, con aumenti a doppia cifra in tutte le tipologie prese in esame.
Bene anche il settore del vivo, sebbene con qualche cedimento sul breve. Ma la distanza con i prezzi del 2020 rimane elevata e sfiora in alcuni casi il 50%.
Produzione in calo
La ripresa dei consumi con l'allentarsi delle misure di contenimento dell'emergenza sanitaria ha certamente contribuito a dare tonicità ai mercati.
La maggiore domanda di carne è peraltro giunta in concomitanza con una modesta flessione della produzione registrata in agosto a livello europeo (meno 0,6%), che ha contribuito a dare sostegno ai prezzi.
Fra i Paesi che più hanno contribuito a questa flessione figurano l'Irlanda (meno 7,8%), la Polonia (meno 1,1%), la Germania (meno 1,6%) e la Francia (Meno 0,2%). L'Italia al contrario ha registrato un aumento dello 0,7%.
Importazioni ed esportazioni
Per completare il quadro è necessario prendere in esame anche l'andamento dei flussi di import/export del settore, riassunto nei grafici che seguono, anche questi frutto delle analisi di mercato della Commissione europea.
Si nota come a un modesto calo delle esportazioni coincida un aumento dell'import, in particolare dall'Argentina.
Lo si può interpretare come un segnale della propensione degli operatori a rifornirsi sui mercati internazionali per soddisfare la maggiore domanda.
Una tendenza che va seguita con attenzione per le influenze che può avere sui prezzi interni.
I bovini in Italia
Il favorevole momento di mercato a livello europeo per le carni bovine lo ritroviamo anche sul mercato italiano, dove i prezzi si mantengono sostenuti, registrando in ottobre aumenti sia rispetto al mese precedente sia allo stesso periodo dello scorso anno.
Unico segmento che mostra un dato negativo nelle rilevazioni di Ismea è quello dei vitelli (meno 0,6%), che non modifica tuttavia il positivo quadro d'insieme.
Prezzi medi all'origine di alcune categorie di bovini
(Fonte: Ismea)
Suini, è ancora crisi
Non mostra segni di arresto la crisi che da mesi imperversa sul comparto suino.
Anche nella prima settimana di novembre le rilevazioni della Commissione Europea indicano una flessione dei prezzi.
Si accentua così il divario con lo scorso anno, che arriva a sfiorare in media il 10%.
Un quadro dal quale emerge la caduta del prezzo dei suinetti, conseguente alla scarsa propensione degli allevatori ad aumentare le produzioni.
I suini sui mercati internazionali
A pesare sul comparto suinicolo sono le tensioni che si registrano sui mercati internazionali, conseguenza della minore richiesta cinese dopo la ripresa delle produzioni interne.
Le esportazioni europee verso Pechino, nel periodo gennaio settembre 2021, mostrano infatti un calo di oltre il 10%, comunque compensate da un aumento dell'export verso altre destinazioni.
In assenza di altri elementi di turbolenza, il mercato di questo settore dovrebbe trovare un punto di equilibrio nei prossimi mesi.
I suini in Italia
Non cambia lo scenario per la suinicoltura italiana, che al pari di quella europea è stretta nella morsa di prezzi in forte flessione.
I dati medi rilevati da Ismea in ottobre mostrano prezzi di 1,34 euro per chilo di peso vivo per i suini da macello, con una caduta del 6,2% rispetto al mese precedente e inferiori persino a quelli dello scorso anno (meno 0,9%), quando già il settore lamentava di essere in una fase critica.
Più sensibile il calo registrato dalle scrofe, che quotano a ottobre appena 0,47 euro al chilo (meno 9,3% rispetto a settembre e meno 13,9% nei confronti del 2020).
Il prezzo dei suini da allevamento è il segmento che registra il dato più negativo, con prezzi che si fermano a 1,96 euro per chilo, con una flessione del 10,3% rispetto a settembre e meno 9,7% rispetto all'anno precedente.
Tutti segnali che indicano la volontà degli allevatori a rallentare la produzione. Ma bisognerà attendere ancora per apprezzarne il risultato sui prezzi.
Andamento del prezzo medio annuale dei suini da macello
(Fonte: Ismea)
Bene gli avicoli
Mentre gli allevatori di suini cercano di curarsi le ferite della crisi, per gli allevatori avicoli europei continua una stagione di numeri positivi.
Anche nella prima settimana di novembre i prezzi dei broiler hanno continuato la loro corsa e hanno raggiunto quota 204,86 euro al quintale (peso carcasse).
Rispetto a un mese fa l'aumento è del 3,4% e raggiunge il 12,6% se il confronto lo si fa con l'anno precedente.
Il grafico che segue evidenzia la distanza anche dalla media degli ultimi quattro anni.
Stabile l'avicoltura italiana
Situazione analoga a quella europea la si ritrova per il settore avicolo sul mercato interno, sebbene con performance più contenute.
Le analisi del Crefis, il Centro per le ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza, indica infatti per il mese di ottobre piccoli aumenti sia per i polli allevati a terra sia per i tacchini.
Unico comparto a rimanere al palo è quello dei tacchini, mentre i conigli continuano la "galoppata" già iniziata in settembre e ora segnano un aumento dei prezzi di quasi il 22%.
Si spera non sia solo una "fiammata" e che anche questo mercato trovi stabilità.
Prezzi medi mensili degli avicoli a peso vivo
(Fonte: Crefis)
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri della carne" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.