I cali più significativi si registrano per i vitelli da ristallo, che quotano a prezzi di oltre l’11% inferiori a quelli di un anno fa.
Anche i vitelloni, che per molte settimane erano riusciti a non perdere posizioni rispetto allo scorso anno, hanno alla fine ceduto e ora il prezzo si ferma a 2,37 euro al chilo, lo 0,3% in meno di quanto si realizzava nello stesso periodo del 2019.
Prezzo medio settimanale dei vitelloni sul mercato italiano
(Fonte: © Ismea)
La carne bovina nella Ue
Spostando lo sguardo sui mercati dell’Unione europea, la situazione appare persino più difficile di quella italiana.Le quotazioni dei bovini di minor pregio, come i maschi delle razze da latte, continuano a perdere posizioni e ora il prezzo è quasi del 20% inferiore a quello di un anno fa.
Nemmeno i bovini delle razze da carne si salvano da questa caduta dei prezzi, che ha alla sua origine la frenata delle attività di ristorazione collettiva.
Modesta la ripresa dei consumi dopo la loro riapertura e comunque insufficiente a tonificare il mercato.
Meno carne
Più che dai consumi, una speranza di inversione di tendenza del mercato può arrivare dal calo della produzione.I dati rilevati dalla Commissione europea nei primi quattro mesi del 2020 mostrano una significativa riduzione nelle quantità di carne bovina prodotta.
Ancora una volta fra i paesi dove si registra la maggiore flessione figura l’Italia, dove il calo è superiore al 16%
L’import frena
Altro elemento da prendere in esame è quello delle importazioni, anche queste in flessione e per quantità importanti.Nei primi cinque mesi del 2020 in Unione europea sono entrate 45mila tonnellate in meno rispetto all’anno precedente, con un calo vicino al 25%.
Anche questo un elemento che avrebbe dovuto favorire una ripresa che al contrario non è avvenuta.
Un segnale preoccupante, che lascia temere come la profondità della crisi possa trasformarsi in strutturale.
Un’evenienza che andrebbe contrastata con attente politiche a favore sia degli allevatori sia del consumo, iniziative delle quali si vedono al momento solo timidi e isolati tentativi.
Male i suini
Ancora numeri negativi per il comparto suinicolo europeo, dove i prezzi non arrestano la caduta iniziata già da molte settimane e che ha fatto precipitare le quotazioni molto al disotto di quelle di un anno fa.In particolare per i suinetti il prezzo medio registrato nelle analisi della Commissione europea si ferma a 41,5 euro per capo, quasi il 23% in meno rispetto ai 12 mesi precedenti.
Un segnale della minore propensione degli allevatori a spingere sui ristalli in questa fase di mercati in ribasso.
Non si discosta da questa tendenza europea la suinicoltura italiana, anch’essa alle prese con una profonda crisi.
Da qualche settimana si assiste però a un modesto tentativo di recupero dei prezzi.
Le quotazioni registrate da Ismea nella terza settimana di luglio per i suini da macello sono in aumento di oltre il 2% rispetto alla settimana precedente.
Resta tuttavia ampio il divario con lo scorso anno, quando i prezzi erano più elevati del 18%.
Suini da macello, prezzo medio settimanale sul mercato italiano
(Fonte: ©Ismea)
Avicoli in ripresa
In Italia la situazione di mercato per le carni avicole ricalca quella del settore suinicolo.Dopo la brusca caduta dei prezzi nei primi mesi dell’anno, in coincidenza con le fasi più gravi dell’emergenza sanitaria, i prezzi medi settimanali dei polli hanno iniziato una leggera ripresa, che continua sino ad oggi.
Il confronto con i prezzi dello scorso anno mostra tuttavia uno scostamento per difetto del 15%.
Recuperare questo gap non sarà cosa semplice e rapida. Un aiuto potrà arrivare dalla campagna di promozione delle carni bianche che l’Unione europea ha recentemente lanciato.
Una decisione che prende le mosse dalle difficoltà del settore avicolo comunitario.
Il prezzo medio europeo dei broiler a fine luglio si è collocato a 185,70 euro al quintale (peso carcassa), con un aumento dell’1,7% rispetto al mese precedente. Ma rispetto a un anno fa il prezzo resta inferiore del 4,4%.
Polli, prezzo medio settimanale sul mercato italiano
(Fonte: ©Ismea)
Guardando avanti
Questo il quadro complessivo, decisamente poco incoraggiante.Qualche elemento di ottimismo si intravede nel calo della produzione, evidente nel comparto di suini e bovini.
A fronte di una flessione dei consumi destinata nella migliore delle ipotesi a una lenta ripresa, la minore offerta di carne rappresenta al momento un fattore decisivo per una possibile rimonta dei prezzi.
Per averne conferma occorre attendere la fine del periodo estivo, quando la curva dei mercati tende a riprendere quota.
Emergenze sanitarie permettendo.
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri della carne" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.