Per leggere sui prodotti lattiero-caseari quale sia la provenienza del latte dovremo pazientare ancora un po'.
Si era detto che le etichette con la dichiarazione di origine del latte sarebbe arrivata con i primi giorni del 2017, ma la pubblicazione del decreto (firmato il 9 dicembre 2016) è avvenuta il 19 gennaio (Gazzetta Ufficiale n. 15) e ora dovranno passare tre mesi prima della sua applicazione.

Il via libera, come si può approfondire su AgroNotizie, era arrivato il 13 ottobre con il “silenzio-assenso” di Bruxelles alla proposta italiana di apporre etichette trasparenti su tutti i prodotti lattiero-caseari.
In Francia, che si è mossa prima di noi, le cose sono andate in altro modo. Oltralpe le etichette per il latte sono state approvate formalmente da Bruxelles e sono già applicate.

Le indicazioni
Il 19 aprile, fra tre mesi, anche in Italia sulle confezioni di latte a lunga conservazione, come su tutti i prodotti caseari, le etichette dovranno riportare le indicazioni sull'origine della materia prima, secondo questo schema di massima:
  • paese di mungitura: nome del paese nel quale è stato munto il latte”;
  • paese di condizionamento o di trasformazione: nome della nazione nella quale il latte è stato condizionato o trasformato”.
Se il latte o il latte utilizzato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari, è stato munto, confezionato e trasformato nello stesso Paese, l'indicazione di origine può essere assolta con l'utilizzo di una sola dicitura: ad esempio “origine del latte: Italia”.

Se le diverse fasi di lavorazione, dalla mungitura alla trasformazione, avvengono in paesi diversi l'indicazione da apporre sarà:
  • latte di Paesi Ue”: se la mungitura avviene in uno o più Paesi europei;
  • latte condizionato o trasformato in Paesi Ue”: se queste fasi avvengono in uno o più Paesi europei.
Indicazione che si trasforma in “Paesi non Ue” qualora le operazioni avvengano al di fuori dei confini dell'Unione.
Nulla cambia, va ricordato, per i prodotti a marchio di origine, Dop e Igp.

Tutti soddisfatti
In Francia, come in Italia, le nuove etichette sono nate sulla scia della profonda crisi che stringe il settore e che solo da poche settimane sta allentando la presa.
Dichiarare in etichetta l'origine del latte, questo l'obiettivo, darebbe ai consumatori strumenti di scelta che potrebbero favorire il lavoro dei nostri allevatori e rivitalizzare il prezzo del latte.

Ne sono convinti in Coldiretti, che parla di “evento storico” che pone fine al falso made in Italy, dove nel latte a lunga conservazione si assiste alla presenza di tre cartoni su quattro di provenienza straniera. Situazione analoga quella denunciata per la mozzarella, per metà realizzate con latte o cagliate di provenienza estera.

Di “svolta storica” parla anche il ministero per le Politiche agricole, che garantisce con le nuove etichette la massima tutela e garanzia per consumatori e produttori.

Le incognite
Sul futuro delle etichette del latte pesano tuttavia alcune incognite. Anzitutto il “silenzio-assenso” adottato da Bruxlles per rispondere alla richiesta italiana.
Un trattamento analogo a quello riservato alla Francia, con un formale assenso, avrebbe dato più “forza” alla norma italiana, che invece presta il fianco a chi volesse impugnarla, invocando una distorsione della concorrenza.

Va poi ricordato che tutte le produzioni realizzate fuori dai confini nazionali non sono tenute al rispetto delle nuove etichette. Dunque fra quei cartoni di latte Uht potrebbe continuare ad esserci un'etichetta generica. Nessuno può vietarlo.

Solo un "esperimento"
A credere in una breve vita della nostra etichetta trasparente è lo stesso legislatore, che parla di una “sperimentazione”. Al comma 1 dell'articolo 7 si legge infatti: “Le disposizioni del presente decreto si applicano in via sperimentale fino al 31 marzo 2019”. Poi si vedrà...