“In un solo anno - spiega il direttore del Consorzio di tutela Riccardo Deserti - abbiamo registrato un incremento pari a 130mila forme, con il prodotto grattugiato che ha fatto segnare un +15,4%”. Un vero exploit che si è registrato nonostante il problema della imitazioni e dei falsi continui a permanere in vari Paesi extraeuropei e gli inganni che continuano a perpetuarsi soprattutto negli Usa, dove il ricorso ad elementi di “italian sounding” su confezioni di prodotto denominato “parmesan”, induce il 67% dei consumatori a ritenere di trovarsi di fronte ad autentico prodotto italiano.
“L’orientamento dei consumatori verso prodotti di elevata qualità ed assolutamente naturali, unitamente ai nuovi accordi con diverse primarie catene distributive e alle azioni di educazione al consumo messe in atto dal Consorzio - spiega Deserti - hanno generato questa crescita senza precedenti e superiore a quella di molti altri prodotti del made in Italy di qualità”.
Nonostante i dati positivi, il Consorzio mantiene una certa prudenza sul futuro. “Abbiamo ampi spazi di crescita - sottolinea il direttore Deserti - ma non dobbiamo sottovalutare alcuni elementi congiunturali favorevoli che nell’anno appena trascorso hanno pesato su questo rilevante amento dell’export, soprattutto in relazione all’andamento del dollaro, che ha reso decisamente conveniente l’acquisto di Parmigiano Reggiano”.
Non a caso, dunque, proprio verso gli States si è registrato un aumento dell’export del 34% (le forme finite negli Usa sono state 225mila), tanto che oggi si sono collocati al secondo posto della classifica dei Paesi importatori di Parmigiano Reggiano, scavalcando la Germania e collocandosi a ridosso della Francia che continua a restare al primo posto.
Dopo la fase più acuta della crisi economica, che aveva determinato un sensibile calo dei flussi, anche la Grecia è tornata a crescere a doppia cifra (+15%), andando a posizionarsi, per percentuale di incremento, alle spalle di Olanda (+20%) e Spagna (+18%).
“Sono dati, ovviamente, molto soddisfacenti - afferma il direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano - che non debbono però far sottovalutare anche l’incidenza del fattore prezzo sull’andamento dei flussi: sebbene da anni l’export sia in costante aumento, le basse quotazioni all’origine, che solo negli ultimi mesi hanno imboccato la via della ripresa, hanno evidentemente impresso una maggiore spinta agli acquisti da parte degli operatori esteri, ed ora occorre concentrare ogni sforzo affinché nel 2016 si consolidi una fidelizzazzione di catena e consumatori stranieri anche in condizioni più favorevoli ai nostri allevatori”.
“L’altro aspetto sul quale vigilare in prospettiva - osserva Deserti - resta l’andamento dei flussi produttivi che sono apparsi in sensibile ripresa tra la fine 2015 e questi primi mesi del 2016, proprio in coincidenza con il recupero avvenuto e ancora in corso sulle quotazioni all’origine”.
“Le azioni del Consorzio - conclude il direttore - hanno assicurato una costante crescita della domanda dall’estero in questi ultimi dieci anni, ma è evidente che il principio della salvaguardia dell’equilibrio dell’offerta è fondamentale per assicurare una crescita reale dei redditi dei produttori”.