Nacque allora, per differenziare il prodotto da altri formaggi grana prodotti nell’Italia del Nord, il marchio a fuoco che andò ad imprimere, su ogni forma, la scritta “Parmigiano Reggiano” (i “puntini” arriveranno nel 1964), completando così quel percorso di tutela che già aveva visto particolarmente attive le province di Reggio Emilia e di Parma. Proprio in quest’ultima, e già nel 1612, il duca Ranuccio I Farnese aveva ufficializzato la denominazione del formaggio “di Parma” per tutelare commercialmente dai prodotti del piacentino e del lodigiano quello che, in embrione, era già da secoli il formaggio che assumerà poi la denominazione “Parmigiano Reggiano”, unendo produttori e territori sotto un unico simbolo di eccellenza alimentare.
“La nascita del Consorzio ottant’anni fa – ha ricordato tra l’altro il presidente dell’Ente di tutela, Giuseppe Alai, al Cibus di Parma – rappresentò realmente un fatto straordinario, perché sancì l’unione di migliaia di piccoli e piccolissimi allevatori e di centinaia di micro-imprese di trasformazione artigianale e, al tempo stesso, legò ancor più indissolubilmente il nostro formaggio a quel territorio (le province di Parma, Reggio Emilia, Modena e parte delle province di Mantova e Bologna) in cui aveva avuto origine attorno all’XI secolo grazie ai monaci benedettini. Iniziò allora la costruzione di un sistema che oggi vale quasi 2 miliardi di euro (valore al consumo 2013, senza considerare l’indotto), assicura reddito e lavoro ad oltre 20.000 operatori, ha consentito di mantenere vive attività economiche, relazioni e servizi in decine di piccole comunità locali e in aree svantaggiate ed è uno dei grandi simboli del made in Italy nel mondo”.
Nel corso dell’incontro a Cibus - condotto da Fede e Tinto di “Decanter” (Rai Radio2) – Alai, affiancato dal presidente onorario del Consorzio, Giampaolo Mora, ha anche annunciato alcune delle iniziative che saranno sviluppate per ricordare gli 80 anni del Consorzio. Fra queste (oltre a concerti e convegni), spicca il progetto "Arca dei ricordi", attraverso il quale saranno raccolte immagini, documenti, materiale didattico e testimonianze (presenti negli archivi dei caseifici o negli armadi delle famiglie dei produttori o anche dei consumatori) relative al mondo del Parmigiano Reggiano negli ultimi ottant’anni, “ricostruendo così – ha detto Alai – tanta parte di quella vita quotidiana che si è profondamente legata al nostro formaggio e che offre sicuramente spunti di grande interesse per i giovani e buone memorie per i meno giovani”.
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