In Lombardia? L’assessore all’Agricoltura Gianni Fava è “promosso per l’attivismo, il governatore Roberto Maroni no: sono due mesi che chiediamo un incontro e non siamo mai stati ricevuti. Troppo spento. La sua è una partenza che ci ha deluso, desideravamo maggiore attenzione”. Giudizio sintetico, lapidario, ma “suscettibile di revisione” quello del leader di Copagri Lombardia, Roberto Cavaliere, nel corso di un’intervista di AgroNotizie davanti alla Borsa merci di Mantova, dove va in scena il sit-in della Lombardia e del Piemonte “copagricola”.

La richiesta avanzata alle Regioni è quella di attivarsi per richiedere lo stato di crisi della zootecnia, ormai a un passo dal collasso finanziario. “Noi abbiamo ridotto il sistema, nella noncuranza istituzionale e politica, a produrre il 33% della carne e il 50% del latte – incalza Cavaliere - solo questi numeri danno l’idea di come un settore dagli ultimi 20 anni non sia stato in grado di essere sostenuto a livello comunitario e a livello nazionale”.
Il tempismo, per il numero di Copagri, è determinante. “Oggi occorre un segnale forte delle istituzioni – afferma - e l’incontro sul futuro dei suini deve tradursi più compiutamente in un monito di allarme e di una presa di coscienza da parte delle Regioni e del ministero dell’Agricoltura di andare a Bruxelles a difendere un comparto che oggi è settore trainante dell’agricoltura italiana".

La piattaforma di Copagri propone un elenco di rivendicazioni concentrato sui settori lattiero caseario e suinicolo. Le proposte riguardano una chiave di rilancio articolata: “Richiediamo l’indicizzazione del prezzo del latte con parametri oggettivi sui costi; la riduzione dei costi di produzione per energia e gasolio; l’obbligo di contratti scritti prima dell’inizio della vendita e lo sviluppo di organizzazioni di produttori; la costituzione di un’Agenzia di monitoraggio e sorveglianza europea; la certificazione dei costi di produzione; misure urgenti anticrisi; obbligo dell’etichettatura di origine sui prodotti e la tracciabilità; sostenere le aziende agricole italiane in sede europea; istituire un tavolo interregionale”.

Presidente Cavaliere, questo sit in è contro la firma del protocollo d’intesa della filiera suinicola?
“No, non siamo contrari alla firma, ma chiediamo che non ci si fermi alla sigla dell’intesa, ma si faccia qualcosa di concreto nell’interesse del settore”.

Oggi c'è un incontro delle parti in Regione Lombardia per il prezzo del latte. Qual è la vostra posizione?
“Andremo a ribadire che non si può sottoscrivere un accordo inferiore a 43 centesimi al litro”.

Il fatto che l’Antitrust in passato si sia pronunciato sul fatto che la Regione Lombardia non può fare da cabina di regia e che Assolatte non sia titolata per siglare il contratto non costituisce un limite?
“Questi secondo noi sono i soliti giochi per ostacolare la trattativa. Qui va stimolato un accordo per la definizione del prezzo del latte e bisogna dare atto che l’assessore Fava ha fatto un passo coraggioso; bisogna stimolare la vicinanza tra produttori e industria e la Regione giustamente lo sta facendo. Sono da respingere ingerenze dell’Antitrust”.

Che voto date a Fava?
“Lo giudicheremo con il tempo. Però, se vogliamo dare un giudizio sui primi 100 giorni è assolutamente positivo: Fava sta dando segnali coraggiosi. E oggi siamo qui anche per sostenere l’azione dell’assessorato e della Lombardia. Sull’agroalimentare siamo i primi in Europa e non dobbiamo avere timori reverenziali verso Paesi forti come l’Italia e la Germania, che non vedono l’ora che noi chiudiamo le aziende. Questo è inaccettabile”.



 

Uno degli striscioni di protesta recita “vogliamo un’agricoltura padana”. Cosa dice della Macroregione del Nord?
“Noi siamo soddisfatti e riteniamo positivo gli stimoli e il coraggio di Fava. Sulla presidenza Maroni, invece, abbiamo delle titubanze. Abbiamo chiesto da due mesi un incontro, non l’abbiamo ancora ottenuto; vediamo una presidenza abbastanza spenta e pretendiamo una Lombardia un po’ più attiva”.

Parliamo ancora di latte. Quali sono le vostre proposte?
“Nel documento che consegniamo oggi agli assessori regionali abbiamo indicato fra i punti la creazione di un’agenzia di sorveglianza del comparto lattiero caseario. Ci avviciniamo al 2015 e alla fine del regime delle quote latte. Non possiamo trovarci impreparati. La Francia sta già lavorando sulla programmazione e sulla contrattualizzazione, la Germania ha già istituito un tavolo tecnico. Noi stiamo facendo nulla, quindi il ministro de Girolamo deve assolutamente muoversi, ma crediamo che l’individuazione e la certificazione della materia prima e partire dai costi di produzione sia il modo più intelligente per affrontare il dopo 2015. Serve la trasparenza della filiera”.

Fine delle quote latte: favorevoli come sempre o avete qualche riserva?
“Super-favorevoli alla fine di questo sistema delle quote, perché non se ne può più. Abbiamo perso 120 miliardi di euro in 30 anni, è indegno. Dobbiamo creare un sistema nuovo, dove il reddito dei produttori sia messo al centro dell’attenzione. Le quote non hanno tutelato il prezzo del latte e ancora oggi abbiamo costi di produzione superiori a quello che percepiamo”.