Bruxelles ha deciso per il blocco della movimentazione dei suini e delle carni suine dalla Sardegna. La decisione è ormai ufficiale dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea numero L 335/109 del 17 dicembre. Tutta colpa della peste suina africana (Psa), della quale già Agronotizie si è occupata nelle scorse settimane. Una malattia infettiva praticamente scomparsa da tutta Europa, ma che sopravvive da oltre 30 anni in Sardegna. I piani di eradicazione sin qui messi in atto l'hanno confinata in pochi e piccoli allevamenti che spesso sfuggono ai controlli. Ma dai quali il virus ha rifatto la sua comparsa nelle settimane scorse, tanto da interessare sette delle otto provincie della Sardegna.

 

Sospesa la deroga

L'evoluzione della malattia in Sardegna, si legge in premessa alla decisione della Commissione, costituisce un pericolo per il settore suinicolo italiano e per quello europeo. La deroga concessa all'Italia che autorizza la spedizione di carni suine e di prodotti a base di carni suine dalla Sardegna verso altre regioni è stata così sospesa.

Una decisione draconiana come questa trova giustificazione nella pericolosità della malattia (che, è bene ricordarlo, non colpisce l'uomo) capace di estendersi con facilità grazie alla resistenza del virus che si mantiene infettante anche nelle carni. Per gli allevamenti sardi a carattere professionale, che dell'igiene e della osservanza di stringenti norme sanitarie hanno fatto la loro regola, il danno è doppio. E nemmeno potranno contare sul “corridoio sanitario” attraverso il quale speravano di poter superare il blocco deciso da Bruxelles. Le loro produzioni saranno costrette a restare sull'isola e il danno economico delle mancate vendite sugli altri mercati sarà enorme.

 

Soccorrere gli allevamenti

I servizi veterinari sono al lavoro in tutta la Sardegna per tenere sotto controllo l'infezione ed impedirne l'ulteriore diffondersi. E speriamo che questa volta si arrivi davvero ad eradicare questa malattia una volta per tutte. Nel frattempo bisognerà però sostenere gli allevamenti professionali che della diffusione delle malattia non hanno alcuna responsabilità, mentre si trovano a dover pagare da soli le colpe altrui. Perché di responsabilità in questa vicenda ce ne sono molte, e si distribuiscono fra chi alleva ancora senza alcuna attenzione alle regole base di igiene e delle autorità sanitarie che in tanti anni non sono riuscite a eradicare la malattia dalla Sardegna.